Chi comanda oggi nel calcio?

I malumori dell'estate pallonara

I malumori dell'estate pallonara
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Il calcio è un gioco. Per adulti, uomini ardimentosi, poeti, fabbri, centravanti con la cresta gialla e l’anima integra, difensori eleganti e pallonari da libro Cuore. Mica per bambini. Ma sembra che i tempi siano cambiati. A Bologna stanno facendo i conti coi capricci di Amadou Diawara, 19 anni, nato in Guinea e lanciato in Lega Pro dal San Marino. Non lo trovavano più. Dov’era finito Amadou? Non è andato in ritiro, si è rifiutato. Non si è presentato in sede. È volato in Africa, «e tornerà soltanto quando verrà ceduto», fa sapere il suo entourage. Ha puntato i piedi talmente forte che a ore dovrebbe comprarselo la Roma: 15 milioni di euro che andranno nelle casse del club rossoblù. Tutto normale? Nossignori. Diawara ha giocato poco più di 30 partite in Serie A e già alza la voce. Nessun gol. Un assist appena. Il suo procuratore (che è un avvocato e si chiama Daniele Piraino) fa il paio con l’altro procuratore, Tunkara, quello che lo ha trovato su campetto di polvere Nuova Guinea e lo ha portato in Italia. Si sono messi d’accordo per non far partire Diawara in ritiro con il Bologna, obbligando la società a prendere provvedimenti. Il più gradito: la cessione.

 

FC Internazionale v Real Salt Lake - Pre-season Friendly

 

Il giocattolo di Maurito. Il calcio è un gioco. Però costoso. E chi lo comanda? Una volta erano le società a gestire tutti gli aspetti, tutti i dettagli, le clausole. Il giocatore aveva un contratto e pensava a correre e pedalare, un contratto che era una sorta di tavola della legge imprescindibile. Andava rispettato, e punto. Questa invece è l'estate dei malumori. All'Inter Mauro Icardi voleva il rinnovo del contratto come i bambini vogliono il giocattolo nuovo: «Presidente, me lo rinnovi?». Siccome all'Inter hanno detto aspettiamo, si è messa in mezzo Wanda Nara, che di Icardi cura gli interessi spifferando i dettagli dell'offerta che il Napoli avrebbe fatto per compralo. Attenti, sedetevi: 7 milioni di euro più 3 per i diritti di immagine. All'Inter Icardi ne guadagna la metà. Capricci e pretese. Un altro che non la smette di fare il monello (si fa per dire) è il difensore Koulibaly. A Napoli guadagna 800mila euro all'anno, al Chelsea gli offrono 4,5 milioni. Sei volte tanto. E allora giù malumori.

 

amadou diawara

 

Ragazzotti al comando. Che più spesso passano per la bocca (musica e parole, insomma) dei procuratori. L’ondata degli ultimi anni ha sovvertito le regole, piano piano le cose sono cambiate e le società con l’andare del tempo hanno perso sempre più potere. Non è finita. L’estate sta rivelando una nuova evoluzione della specie. Una nuova tendenza. Ora sono i ragazzini a comandare. Se il caso di Diawara ha scosso Bologna, quello di Keita, 21 anni, sta facendo tremare la Lazio. Pure lui insoddisfatto, vorrebbe un ritocchino sul contratto. Prende 750mila euro all’anno, ma per restare vorrebbe almeno il doppio. Keita ha fatto infuriare Lotito, che adesso tira sul prezzo e chi lo comprerà dovrà sborsare una bella cifra. Nelle ultime ore Keita ha pure acceso una rissa in allenamento (una rissa collettiva eh: cose grosse), dopo una brutta entrata su Lulic. Stesso mal di pancia degli altri: i soldi. Il Monaco gli offre 2 milioni. Lotito, al massimo, arriverebbe a 1,2.

 

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Quelle parole del Papu... E allora: calcio è davvero un gioco? Ahìnoi, le società non sono più piccole (o grandi) realtà sportive. Ha detto bene Riccardo Bigon, il direttore sportivo del Bologna parlando del caso Diawara: «La nostra è un’azienda e chiederemo i danni al giocatore». Già, un’azienda. Che permette a chi ha talento di poter giocare e guadagnare cifre molto alte. Inutile avventurarsi nel solito bieco populismo (c’è gente che lavora, che guadagna mille euro al mese, andate a lavorare, ecc...), basta restare entro i confini della logica per capire che il calcio è allo sbando, e lo sarà ancora di più accontentando i capricci di questi bambinoni che puntano i piedi per avere un nuovo giocattolo. Con buona pace del Papu Gomez, che dalle parti di Bergamo ha dichiarato di «volere una big». Forse partirà, forse si accontenterà (anche perché lui a Bergamo sta bene) di quello che ha. Che è bello, è un gioco fragile. E se si rompe poi mica puoi piangere.

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