la protesta dei sindacati

I malati di Coronavirus nelle case di riposo e il rischio di rendere "sacrificabili" gli anziani

Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil: «La diffusione del virus nelle Rsa potrebbe compromettere la salute già precaria di molti ospiti, oltre che mettere gravemente a rischio il lavoro del personale»

I malati di Coronavirus nelle case di riposo e il rischio di rendere "sacrificabili" gli anziani
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«Gli anziani più fragili non diventino i sacrificabili all’emergenza del Coronavirus». È il grido d’allarme lanciato dai sindacati dei pensionati lombardi dopo l’annuncio dell’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera di individuare anche le case di riposo per anziani come strutture utili ad allargare l’ospitalità di pazienti Covid-19 dimessi dalle strutture ospedaliere. Una "strategia" che, in Bergamasca, è già iniziata dato l'altissimo livello emergenziale a cui si è arrivati.

Ormai è cosa nota: la problematica principale per le autorità regionali è di riuscire a liberare quanti più posti letto nei reparti ospedalieri e nelle terapie intensive così da poter curare le persone che contraggono la malattia. Trasferire pazienti non gravi in altre strutture servirebbe ad alleggerire gli ospedali, già fortemente messi sotto pressione. I segretari regionali di Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil evidenziano però che «la diffusione incontrollata del virus all’interno delle Rsa potrebbe compromettere seriamente la salute già precaria di molti ospiti, oltre che mettere gravemente a rischio il lavoro del personale che presta assistenza ai ricoverati». Anche le pompe funebri, la scorsa settimana, avevano sottolineato come, in questo tragico momento, le Rsa rappresentino un punto di altissimo rischio.

Tuttavia, gli stessi protocolli limitano le visite e i contatti con i parenti nelle Rsa e sono molte le iniziative spontanee da parte di associazioni e volontari per alleviare la solitudine, per consegnare a domicilio medicinali e generi di prima necessità e per evitare agli anziani il più possibile occasioni di contagio. «Si tratta delle persone più indifese e sole di fronte all’aggressione del virus, lo continuano a ripetere gli esperti, e la convivenza di persone Covid e non-Covid va esclusa - scrivono Valerio Zanolla, Emilio Didonè e Giuseppe Ippolito, segretari generali delle tre sigle sindacali -. Da giorni si rincorrono notizie preoccupanti, rilanciate anche da stampa e da tv nazionali e locali, di focolai che si stanno sviluppando nelle case di riposo».

«La rapida e incontrollabile diffusione del contagio fa intuire che forse qualcosa ancora sfugge nella conoscenza dei suoi meccanismi di propagazione. Pertanto, la diffusione del virus all'interno di queste strutture potrebbe compromettere la vita di molti degli ospiti - concludono -. Siamo consapevoli dell'emergenza sanitaria in atto, che sta portando alla saturazione gli ospedali, e in particolare i reparti di terapia intensiva, ma non è mettendo a rischio altre persone che si risolve il problema, serve un ulteriore sforzo straordinario per creare rapidamente nuovi poli dedicati solo al Covid-19, anche provvisori, con percorsi ad hoc che impediscano contatti con i pazienti non contagiati. Luoghi che devono essere adeguati e strutturati per garantire cure e livelli essenziali di assistenza ai contagiati in isolamento, ai dimessi, ai casi meno gravi secondo i protocolli messi in campo dall’Istituto superiore della sanità. Per questo chiediamo che questa decisione sulle Rsa sia ripresa in considerazione e siano individuate alternative più sicure».

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