L'offerta di acquisto

I soci storici bergamaschi di Ubi "cedono" a Intesa: nessun no secco ma libertà di scelta

Il Patto dei Mille, che detiene l'1,6% delle azioni dell'istituto bergamasco-bresciano, si è riunito e ha abbandonato l'opposizione secca a Ca' de Sass dando ai singoli azionisti la possibilità di aderire all'operazione

I soci storici bergamaschi di Ubi "cedono" a Intesa: nessun no secco ma libertà di scelta
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di Andrea Rossetti

Una risposta che non è un "sì" nella forma, ma lo sarà probabilmente nei fatti. Nel pomeriggio di ieri, martedì 21 luglio, il Patto dei Mille (gruppo di soci storici bergamaschi di Ubi che detiene complessivamente l'1,6 per cento delle azioni dell'istituto e di cui fanno parte la famiglia Zanetti e la Diocesi locale, tra gli altri) si è riunito per valutare il miglioramento dell'offerta presentata da Intesa per l'acquisizione di Ubi e che prevede, oltre a diciassette azioni ogni dieci di Ubi anche un premio cash di 0,57 euro per ogni azione. Nella nota di resoconto sulla riunione, il presidente del Patto dei Mille, Matteo Zanetti, ha spiegato che «gli aderenti decideranno in autonomia l'adesione all'operazione».

Una libertà di scelta che non è una piena adesione, come quella espressa ad esempio dal presidente del Sindacato Azionisti di Ubi bresciano la scorsa settimana, ma che certo è ben lontana da quel "no" secco che il Patto dei Mille aveva espresso a febbraio nelle ore immediatamente successive alla presentazione dell'Ops da parte di Intesa e che i giorni scorsi aveva nuovamente rimarcato il vicepresidente Alberto Barcella, prendendosi la "strigliata" pubblica di Matteo Zanetti («La posizione di Barcella non rappresenta quella del Patto dei Mille»). Insomma, la verità è che l'offerta di Intesa s'è fatta davvero allettante e anche tra i soci storici di Ubi, quelli di derivazione dell'ex Popolare di Bergamo, il "sì" si sta facendo largo. Sia per questioni meramente economiche, sia per una visione d'insieme: la sensazione è che l'operazione andrà in porto e restare dall'altra parte dello schieramento, in minoranza, non può certo portare vantaggi.

Matteo Zanetti, presidente del Patto dei Mille di Ubi

In questi giorni è atteso anche un pronunciamento da parte del Car (Comitato azionisti di riferimento), il patto che detiene il 19 per cento delle azioni di Ubi, composto dai maggiori azionisti privati bergamaschi, dalla famiglia bresciana Gussalli Beretta e dalle due Fondazioni che, nei giorni scorsi, hanno già affermato di aver deciso di aderire all'Ops (quella della Cassa di risparmio di Cuneo e della Banca del Monte di Lombardia, rispettivamente 5,9 e 3,9 per cento delle azioni di Ubi). Proprio il Car si era eretto a baluardo in difesa dell'indipendenza di Ubi, ma le defezioni, iniziate con il "sì" a Intesa di Cattolica Assicurazioni, hanno fatto traballare le convinzioni di tutti e non è da escludere che alcuni soci possano, alla fine, decidere di aderire all'Offerta. Alla sera di ieri, 21 luglio, le adesioni avevano toccato quota 8,48 per cento. L'Ops si chiuderà il 28 luglio.

Al di là dei movimenti degli azionisti, i vertici di Ubi continuano a ribattere, per quanto possibile, all'attacco di Intesa. Lo hanno fatto anche ieri con la pubblicazione di una nota integrativa al comunicato del Cda del 3 luglio scorso (quello nel quale sono state spiegate le ragioni del "no" a Intesa da parte della banca) richiesta espressamente dalla Consob e nella quale, però, Massiah & Co. non hanno perso occasione per sottolineare come trovino "scorretto" il progetto di Intesa di cedere, in caso di buona riuscita dell'Ops, oltre cinquecento filiali Ubi a Bper per aggirare i possibili problemi di concorrenza. Intanto, entro la settimana verrà convocato un nuovo Cda per aggiornare proprio quel comunicato del 3 luglio alla luce della pubblicazione della Consob del supplemento al Prospetto Informativo dell'Ops di Intesa susseguente al ritocco verso l'alto dell'offerta presentata da Ca' de Sass.

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