«È uno spreco di risorse»

Il collettivo di donne bergamasche che si oppongono alla Frecce Tricolori in città

Sono le organizzatrici del flashmob "El violador eres tu" dello scorso 2 febbraio. Hanno scritto una lettera per dire no all'idea del sindaco Gori in vista della visita di Mattarella del prossimo 28 giugno

Il collettivo di donne bergamasche che si oppongono alla Frecce Tricolori in città
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Foto in copertina di Stefano Lavelli

Dopo la manifestazione del 2 febbraio scorso, quando avevano portato in piazza a Bergamo oltre duecento donne per il flashmob intitolato "El violador eres tu", erano tornate a farsi sentire nella notte tra il 24 e il 25 maggio, quando in diversi Comuni della Bergamasca avevano scritto con gessetti colorate sulle strade alcuni "slogan", riflessioni, brevi frasi dedicati a diritti violati, ovviamente dal punto di vista femminile. Una specie di flashmob a distanza, chiamato "Siamo tornate" e corredato da un video, che vi proponiamo.

Ora, però, questo collettivo di amiche-attiviste bergamasche hanno deciso di fare sentire la loro voce con una lettera, inviata alla nostra Redazione e firmata da Paola Savo a nome di tutte loro, nella quale si dicono fermamente contrarie alla volontà dei sindaci di Bergamo e Brescia di portare nei cieli di Bergamo, in occasione della visita del Presidente Sergio Mattarella del prossimo 28 giugno, le Frecce Tricolori (e dopo la polemica della scorse settimane).

«Gentile redazione,

scrivo a nome di un gruppo di donne di Bergamo, un gruppo femminista eterogeneo e intergenerazionale auto-organizzatosi attraverso strumenti informali. Siamo le donne che il 2 febbraio hanno organizzato a Bergamo il flashmob “El violador eres tu”, portando in piazza Vittorio Veneto oltre 200 donne, che si sono unite al grido lanciato dalle donne cilene lo scorso novembre. Solo alcune di noi si conoscevano prima di allora, il flashmob ci ha fatte incontrare e non ci siamo più lasciate. Anche chiuse in casa, a distanza, abbiamo continuato a tessere questa relazione. Prima e poi durante il lockdown molte di noi hanno perso amiche, amici, care e cari, altre si sono ammalate o hanno visto ammalare i propri cari. Ci siamo scambiate idee e abbiamo condiviso riflessioni, speranze, visioni su cosa verrà dopo, delusioni, indignazione e rabbia, tanta rabbia.

Domenica scorsa, la nostra rabbia e delusione sono cresciute nuovamente quando abbiamo appreso da L’Eco di Bergamo che il nostro sindaco e il sindaco di Brescia si stanno attivando per ottenere che il 28 giugno, in occasione della visita di Mattarella a Bergamo, le Frecce Tricolori colorino i nostri cieli.

Noi, donne di Bergamo, non condividiamo nel modo più assoluto l’entusiasmo espresso nell’articolo a proposito di questa iniziativa, non ci riconosciamo affatto nel ritratto grottesco di bergamaschi e bergamasche delusi/e dalla scelta di escludere Bergamo dai voli celebrativi delle Frecce. Crediamo anzi che sia stata una scelta più che opportuna. Di più: riteniamo che i passaggi nei cieli delle altre città siano stati inopportuni, uno spreco di risorse pubbliche, sempre grave ma tanto più grave in un momento come questo, oltre che un’inutile fonte di inquinamento ambientale, da sempre grave, ma tanto più grave ora che studi autorevoli hanno ipotizzato una drammatica connessione tra inquinamento dell’aria e diffusione/letalità del Covid.

La sanità, la scuola, la cultura, i servizi pubblici soffrono da sempre della carenza di risorse economiche e investimenti. La pandemia ha esasperato e reso evidenti le ingiustizie e iniquità di un sistema che emargina, discrimina e penalizza le fasce più deboli della popolazione e le donne, a cui da sempre viene chiesto di sopperire a proprie spese alle mancanze di un welfare inadeguato. In questo quadro, uno spreco ingiustificato e ingiustificabile di risorse pubbliche per un attimo di vanesio orgoglio nazionale ci sembra davvero fuori luogo. Il momento di atroce sofferenza che i bergamaschi hanno vissuto e stanno vivendo richiede ben altre risposte dai nostri amministratori locali, che potrebbero invece casomai chiedere al Presidente Mattarella e al governo nazionale che i fondi che servirebbero per offrire alla popolazione bergamasca questo fugace “spettacolo” siano invece utilizzati per la sanità, la scuola pubblica, l’ambiente, i servizi culturali della nostra città».

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