Un po' di chiarezza

Il neonato al Papa Giovanni affetto da Coronavirus non deve creare altro panico

Il neonato al Papa Giovanni affetto da Coronavirus non deve creare altro panico
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Ieri, martedì 3 marzo, l'ospedale Papa Giovanni ha tenuto una conferenza stampa per rendere noto il modo in cui la struttura si è organizzata per affrontare l'emergenza Coronavirus. Nell'occasione, tra le tante informazioni fornite, ne è stata data una che ha creato preoccupazione e che ha ben presto fatto il giro dei media italiani: tra i pazienti ricoverati per il contagio da Covid-19, c'è anche un neonato di appena venti giorni.

Da tempo si dice che questa forma di virus colpisce in maniera grave le persone più anziane (lo dimostrerebbe l'età media delle vittime), mentre i più piccoli sono quasi immuni. La scorsa settimana, la notizia di alcuni casi di bambini risultati positivi (di cui uno anche in Bergamasca) era stata ben presto ridimensionata, precisando che nessuno di loro aveva sintomi gravi, anzi. Ora, però, ecco che si scopre che un lattante è addirittura ricoverato in prognosi riservata. Data la comunicazione, la notizia è stata rilanciata un po' da tutti i media, locali e nazionali, tanto che l'ospedale ha poi precisato con una nota stampa: «Precisiamo che è arrivato ieri (lunedì 2 marzo, ndr) con sintomi respiratori ed è ricoverato in patologia neonatale in isolamento sotto osservazione. Il tampone è positivo ma respira da solo e la situazione non risulta particolarmente compromessa». Affermazioni confermate anche dall'assessore Giulio Gallera nell'ormai abituale conferenza pomeridiana dalla Regione.

Luca Lorini, direttore del Dipartimento di emergenza urgenza e area critica dell'ospedale, ha precisato: «Abbiamo visto che i bambini hanno una capacità di recuperare il polmone malato da insufficienza respiratoria meglio degli adulti. Quindi in questo momento è grave come gli altri ma probabilmente ha molte più chance di un paziente grande anziano». Fin qui, dunque, i fatti. Resta da capire in concreto se il Coronavirus sia o non sia un pericolo per i bambini. Avere una risposta scientifica, purtroppo, non è ancora possibile: si sa troppo poco del  Covid-19. Ma tutti i pediatri e i virologi, finora, vanno nella stessa direzione, riassunte da Alberto Villani, responsabile del reparto di Pediatria generale e malattie infettive all’Ospedale Bambino Gesù di Roma: «Sappiamo che i coronavirus generici sono la causa più frequente di raffreddore e i bambini vanno incontro ripetutamente a infezioni da coronavirus: è possibile che la risposta immunitaria a infezioni recenti aiuti i bambini a difendersi meglio anche dal Covid-19. C’è una difesa generica, seppur non specifica su questo patogeno. Inoltre, il sistema immunitario dei bambini potrebbe essere in grado di rispondere meglio all’infezione perché più reattivo».

In altre parole, il sistema immunitario dei bambini reagisce in maniera più reattiva, è più abituato a un "attacco" sconosciuto perché per loro gran parte dei contagi sono nuovi e dunque reagisce in maniera più reattiva. Il caso del neonato ricoverato al Papa Giovanni rappresenta dunque una eccezione, ma va anche detto che essendo così piccolo è "normale" che soffra un po' di più il contagio.

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