Inchiesta Covid, archiviazione per Conte e Speranza. I familiari delle vittime: «Schiaffo in faccia»
Secondo i giudici, il reato di epidemia colposa in forma omissiva non può essere configurato, ma #Sereniesempreuniti parla di «vilipendio»
Sono state archiviate le posizioni dell'ex premier Giuseppe Conte e dell'ex ministro della Salute Roberto Speranza, indagati nell'inchiesta della Procura di Bergamo sulla gestione della prima fase della pandemia in Val Seriana. Una decina di giorni fa, la Procura di Brescia aveva chiesto di archiviare le loro posizioni e oggi, mercoledì 7 giugno, i giudici del Tribunale dei Ministri, con la presidente della sezione Lavoro Maria Rosa Pipponzi, hanno accolto la richiesta «perché il fatto non sussiste».
Niente reato di epidemia colposa
Come già avevamo ipotizzato, i giudici hanno sottolineato che «non è configurabile il reato di epidemia colposa in forma omissiva in quanto la norma in questione abbraccia la sola condotta di chi per dolo o per colpa diffonde germi patogeni e quindi la responsabilità per omesso impedimento di un evento che si aveva l'obbligo giuridico di impedire risulta incompatibile con la natura giuridica del reato di epidemia».
Sul fronte delle 4.148 morti in eccesso che si sarebbero potute evitare se fosse stata attivata la zona rossa «manca del tutto la prova» che vi facciano parte le 57 persone indicate nell'imputazione.
I familiari delle vittime: «Uno schiaffo in faccia a tutti noi».
Si dicono delusi e e amareggiati i familiari della vittime del Covid riuniti nell'Associazione #Sereniesempreuniti: «Ancora una volta ci è stato negato di poter conoscere la verità sulla morte dei nostri cari e di migliaia di persone che, come emerso dalle risultanze della coraggiosa indagine della Procura di Bergamo, si sarebbero potute salvare. Questa archiviazione è uno schiaffo in faccia a tutti noi e all'Italia intera che si merita un sistema politico e di giustizia più trasparente. Siamo intransigenti con quanto fatto dalla Procura di Brescia e dal Tribunale dei Ministri: l'archiviazione è un vilipendio alla memoria dei nostri familiari, un bavaglio, l'ennesimo in un'Italia corrosa dall'omertà contro cui ci siamo sempre battuti e continueremo a farlo nelle sedi che ci restano, come quella civile».