Nuovi riscontri

Inchiesta Covid della Procura di Bergamo, spunta una mail che inguaia il Cts

Un documento dello studioso Stefano Merler, datata 28 febbraio, prevedeva uno scenario da epidemia Covid-19 in Italia con oltre 60mila morti e metteva in guardia sul rischio dei focolai di Codogno, Cremona e in Val Seriana

Inchiesta Covid della Procura di Bergamo, spunta una mail che inguaia il Cts
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Nuovi risvolti nell'inchiesta per epidemia colposa aperta mesi fa dalla Procura di Bergamo: il pool di magistrati ha infatti acquisito lo studio, tenuto riservato finora dal Comitato tecnico scientifico (Cts), inviato il 28 febbraio 2020, da un suo consulente, Stefano Merler della Fondazione Bruno Kessler di Trento. Già allora, Merler prevedeva uno scenario da epidemia Covid-19 in Italia con oltre 60mila morti, oggi superati, e metteva in guardia sul rischio dei focolai di Codogno, Cremona e dei due paesi della bergamasca di Alzano e Nembro, in Val Seriana. Evidentemente il Cts aveva giudicato quei dati troppo allarmistici. Sappiamo però come sono andate in realtà le cose.

Merler inviò anche uno studio che faceva previsioni sulla base dell'indice R0, un parametro utilizzato dagli epidemiologi per indicare il potenziale di trasmissibilità di una malattia infettiva, nel caso non venissero adottate misure di contrasto e contenimento. Tale indice in Lombardia era pari a 2.1 e, più nello specifico, a Cremona era di 1.18, a Codogno era di 1.84 e nella zona di Bergamo era pari a 1.80.

Nella stessa mail si accennerebbe anche al fatto che, oltre al Governo, anche la Regione Lombardia avrebbe ricevuto delle informazioni sul rischio epidemiologico. Sembrerebbe sicuro che le autorità regionali sapessero almeno da marzo dell'alto rischio legato all'epidemia, con la previsione di Merler di oltre 60mila morti, purtroppo superata già da tempo con gli oltre 90mila morti odierni. A maggio il fatto era stato reso noto dai giornali, ma i citati in causa, tra i quali anche Alberto Zoli, direttore generale di Areu Lombardia e membro del Cts, si erano giustificati parlando di «vincolo di riservatezza», motivo per il quale in Regione non si poteva dire niente.

Alla luce della situazione presente, la Procura ha ritenuto opportuno indagare sulla veridicità di queste affermazioni e lo sta facendo tutt'ora. Sta di fatto che questo nuovo risvolto va ad aggiungersi all'intricata vicenda sulla quale i magistrati bergamaschi stanno cercando di fare chiarezza, caratterizzata da numerosi fascicoli e informazioni tenute riservate dal Ministero della Salute e dal Cts.

In passato, altri documenti erano stati secretati con la motivazione di evitare turbamenti dell'ordine pubblico ed erano stati oggetto anche di battaglie parlamentari per renderli noti da parte dell'opposizione. Nel frattempo, la Procura di Bergamo aveva inviato i giudici a Roma per sentire l'allora premier Giuseppe Conte, il ministro della Salute Roberto Speranza e diversi membri del Cts e dell'Istituto superiore di sanità. Da chiarire bene anche la vicende del mancato aggiornamento del piano pandemico, questione che sembra ormai certa, ma giustificata da Speranza e dagli scienziati come riferito a una diffusione esponenziale di virus influenzale, diverso quindi dal Covid-19.

I magistrati di Bergamo dovranno capire se aggiornando e applicando il piano si sarebbe potuta evitare la catastrofe e, dopo queste ultime novità, se prendendo in considerazione gli allarmi degli studiosi le autorità sarebbero potute intervenire in tempo.

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