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La dottoressa in pensione che ora lavora al Papa Giovanni per vincere il Coronavirus

Mietta Meroni è di Lesmo e dopo una lunga carriera tra Vimercate e Sesto San Giovanni, ha deciso di aiutare l'ospedale della nostra città

La dottoressa in pensione che ora lavora al Papa Giovanni per vincere il Coronavirus
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Una scelta coraggiosa, ma che riassume perfettamente il grande senso deontologico e il commovente spirito di servizio che tutti i medici stanno mettendo in campo. Quello della dottoressa in pensione Mietta Meroni, residente a Lesmo ma originaria di Concorezzo, è un fulgido esempio di come il personale sanitario di qualunque estrazione stia facendo fronte comune per riuscire a vincere questa guerra contro il Coronavirus.

La dottoressa Mietta Meroni

Classe 1957, la dottoressa Meroni è in pensione dal 2018 ma ha deciso di tornare in servizio proprio per sostenere i propri colleghi che al momento si trovano in prima linea a fronteggiare un nemico subdolo e maledettamente combattivo. Quando la Protezione civile ha indetto un bando per 300 medici disposti a rientrare dal pensionamento, la donna non ci ha pensato due volte e con grande spirito di abnegazione ha risposto presente all’appello, dando la propria massima disponibilità. Lo raccontano i colleghi di PrimaMonza.

La professionista ha lavorato per anni come dirigente medico nel reparto di Nefrologia e Dialisi presso l’azienda ospedaliera di Vimercate ed è stata anche responsabile dell’Ambulatorio di Dietetica Medica nonché dirigente medico responsabile della gestione del Centro di Patologie della Nutrizione dell’ospedale di Sesto San Giovanni. Al momento si trova impegnata all’ospedale di Bergamo, accanto ai propri colleghi del reparto di chirurgia Covid aperto da pochissimi giorni.

«Ho semplicemente pensato che fosse giusto fare la mia parte in questo frangente e ho accettato di rientrare in servizio per alcune settimane nonostante i rischi - ha raccontato -. Non mi piace essere considerata un’eroina per questa cosa, ma faccio solo il mio dovere, che è una piccola parte rispetto a quello che stanno facendo molti altri medici, infermieri e soccorritori. Io sono una dei tanti che ha deciso di dare una mano, ma come ce ne sono a centinaia ed è giusto dare merito a tutti».

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