Giallo nel mondo del calcio

La madre e il padre della stellina nerazzurra Traore non sarebbero i suoi veri genitori

Le indagini sono nate nel 2017 con l’arresto del procuratore sportivo Giovanni Damiano Drago e di altri presunti complici. L'Atalanta non è coinvolta nell'inchiesta

La madre e il padre della stellina nerazzurra Traore non sarebbero i suoi veri genitori
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Giallo in casa Atalanta: l'uomo e la donna della Costa d’Avorio che nel 2014 fecero arrivare in Italia grazie alle pratiche di ricongiungimento familiare il giovane talento nerazzurro Amad Diallo Traore e Hamed Junior Traore (giocatore che milita nel Sassuolo ma in prestito dall’Empoli) non sarebbero i veri genitori dei due ragazzi.

Come riporta Corriere Bergamo, infatti, la donna (dipendente dell’Atalanta di 41 anni) e suo marito, dichiaratisi madre e padre dei due calciatori (all’epoca ancora minorenni), sono indagati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Parma.

Le indagini sono nate nel 2017 con l’arresto del procuratore sportivo Giovanni Damiano Drago e di altri presunti complici italiani e ivoriani. La svolta sarebbe arrivata giovedì 9 luglio, quando i due giocatori avrebbero ammesso di non avere nessun legame con i due ivoriani, almeno stando a quanto filtra dalla Procura. Un ulteriore riscontro sul fatto che non siano figli della coppia sarebbe arrivato anche dall’analisi del Dna.

I due calciatori sono stati sentiti come persone informate sui fatti e al momento non è emerso se abbiano dichiarato di essere stati consapevoli del raggiro messo in atto nel 2014. L’Atalanta, che comunque non risulta toccata dall’inchiesta, non ha rilasciato ancora alcun commento.

Riguardo al futuro di Amad Traore, al momento l’interrogativo è uno: rischia di essere espulso insieme ad Hamed Junior? Al momento conosce ancora la risposta. Sta di fatto che entrambi hanno un contratto di lavoro con due società, ma anche una falsa identità e, verosimilmente, la squadra mobile di Parma dovrà segnalare il caso all’ufficio immigrazione.

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