Senza stipendio

La protesta dei dipendenti della cooperativa Rinnovamento, quella dell'inchiesta migranti

Da cinque mesi non viene corrisposta la retribuzione. Per questo domani (18 maggio), davanti alla Prefettura, i lavoratori chiederanno di poter avere i loro soldi

La protesta dei dipendenti della cooperativa Rinnovamento, quella dell'inchiesta migranti
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Sempre più difficile la situazione della Cooperativa Sociale Rinnovamento, la Onlus di Romano di Lombardia che si occupa dell'accoglienza dei migranti: da cinque mesi ormai i suoi 64 lavoratori non ricevono lo stipendio, con il rischio che la situazione vada solo peggiorando.

I problemi sono iniziati dopo le vicende giudiziarie in cui si erano visti coinvolti gli ex vertici, accusati di appropriazione indebita di fondi destinati agli ospiti della struttura nell'ambito della maxi inchiesta che ha colpito, l'anno scorso, il sistema dell'accoglienza in Bergamasca. Proprio i vertici della coop Rinnovamento (il fondatore padre Antonio Zanotti, la ex presidente Anna Maria Preceruti e l'ex economi Giovanni Trezzi) hanno già patteggiato la loro pena.

Nel frattempo, alla fine di giugno 2020, si è insediato uno nuovo Cda e una società esterna si è occupata della rendicontazione del 2019 della cooperativa, per una questione di trasparenza. Tuttavia ciò non è bastato a far tornare i finanziamenti statali alla struttura. Oltre a far saltare gli stipendi, la mancanza di liquidità ha determinato la sospensione della corresponsione del pocket money ai richiedenti asilo.

Per questi motivi, oggi (lunedì 17 maggio) i lavoratori hanno deciso in assemblea un presidio davanti alla Prefettura per domani alle ore 11. Per il servizio di accoglienza di 113 ospiti migranti nelle strutture della cooperativa ad Antegnate, Fontanella, Martinengo e Pontirolo lavorano 24 persone. Le difficoltà finanziarie, però, hanno compromesso tutte le attività della Rinnovamento, dunque nessuno dei 64 dipendenti sta ricevendo lo stipendio. Verrà allora chiesto che lo Stato eroghi una parte dei 3,2 milioni di euro che costituiscono il credito della struttura, cioè quello che non gli è stato finora dato, in maniera tale almeno da pagare gli stipendi dei lavoratori e coprire parte delle spese ed evitare la chiusura.

«La richiesta, per la verità, è già stata avanzata una settimana fa, martedì 11 maggio, in occasione di un incontro con il Prefetto Enrico Ricci. In quella sede abbiamo chiesto notizie dei fondi almeno per il pagamento degli stipendi - riferiscono Inga Lill Nordli della Fp-Cgil e Alessandro Locatelli di Fisascat-Cisl di Bergamo -. Se almeno un anticipo dei fondi dovuti non arriverà rischia di saltare tutta l’attività della cooperativa. Tra l’altro, sappiamo che anche altre cooperative, che non hanno vissuto alcuna vicenda giudiziaria, faticano ad ottenere i dovuti pagamenti dallo Stato».

«Si tratta di una situazione difficile per il personale e per la corretta gestione del servizio - aggiungono Annalisa Colombo della segreteria Cgil e Candida Sonzogni della segreteria Cisl di Bergamo -. Si pone per le istituzioni provinciali la necessità di intervenire sul Governo nazionale, attraverso i Parlamentari bergamaschi, perché la carenza di personale in Prefettura e i connessi ritardi si stanno ormai ripercuotendo negativamente su più servizi, danneggiando i cittadini e l’immagine stessa dello Stato».

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