Le accuse di Chomsky a Erdogan che risponde arrestando gli studiosi

La posta dell’11 gennaio non ha fatto piacere al presidente turco Erdogan. Conteneva una lettera, intitolata We Won’t Be a Party to This Crime [Non parteciperemo a questo crimine, ndr], che lo accusava di avere creato una crisi interna al Paese e di avere attaccato le comunità curde per accrescere il suo potere personale: «La responsabilità della presente crisi autoinflitta nel Paese appartiene pienamente a Erdogan, che considera i curdi – sia che si tratti dell’HDP [il partito pro-curdo, con tendenze di sinistra, che ha guadagnato 81 seggi all’ultima elezione, ndr], del PYD in Siria o del PKK [il partito separatista dei lavoratori curdi, ndr] - come ostacoli al suo piano di stabilire un governo autoritario sulla presidenza turca. Con gli assedi imposti alle loro comunità nel sudest, la Turchia ha effettivamente dichiarato guerra al suo stesso popolo. Questa crisi è artefatta e totalmente non necessaria. Dimostra una volta di più che Erdogan è una forza che divide in profondità». [Qui la missiva integrale in inglese e qui in turco]
La lettera degli Accademici della Pace. La missiva era stata sottoscritta da 1400 di accademici, che chiedevano al presidente turco di abbandonare la sua politica discriminatoria: «Chiediamo allo Stato di mettere subito fine alla violenza inflitta contro i cittadini; come accademici e ricercatori di questo Paese dichiariamo che non prenderemo parte a questo crimine e promettiamo che sosterremo la nostra posizione in presenza dei partiti politici, del parlamento e del pubblico internazionale». I firmatari erano soprattutto turchi, ma compariva anche qualche nome straniero, tra gli “Accademici della Pace”, come si sono fatti chiamare. Oltre a Judith Butler, Etienne Balibar e David Harvey, anche Noam Chomsky ha aderito alla petizione. È proprio contro di lui, Chomsky, che Erdogan si è scagliato nella sua risposta alla lettera.
La risposta di Erdogan, le accuse a Chomsky e le indagini in corso. Martedì 12 gennaio Erdogan è apparso in televisione per replicare alle accuse e alla richiesta avanzata dai docenti universitari. La lettera non è stata bene accolta, come si è potuto notare dall’atteggiamento sprezzante e, ancora di più, dalle parole poco concilianti del presidente turco. Erdogan ha accusato i firmatari di avere una “mentalità coloniale”: «Voi, cosiddetti intellettuali, non siete persone illuminate, voi siete nel buio. Non siete per niente degli intellettuali».
Erdogan risponde alla lettera degli accademici. Sottotitoli in inglese nel video.
https://youtu.be/9GqeNq3gbJ0
E ha continuato, rivolgendosi direttamente a Chomsky: «Lasciamo che i nostri ambasciatori negli Stati Uniti invitino Chomsky, che ha fatto delle dichiarazioni sulle operazioni della Turchia contro le organizzazioni terroristiche. Ospitiamolo nella regione. Chomsky potrà vedere quello che sta accadendo in Turchia con i suoi occhi, non attraverso gli occhi di una quinta colonna. Lasciamo che quegli accademici vengano in Turchia. Sono certo che saremo in grado di mostrare loro il vero quadro». E ha aggiunto: «Siamo pronti a dire loro quello che sta accadendo nel sudest [in area curda, ndr]. Dovrebbero vedere con i loro occhi se il problema è la violazione da parte dello Stato o il dirottamento dei nostri cittadini».
Nel frattempo, giovedì 15 gennaio sono iniziate delle indagini contro gli accademici. Se venissero portati in tribunale e se fossero riconosciuti colpevoli potrebbero essere condannati fino a cinque anni di carcere. Venerdì 16 gennaio, inoltre, ventisette studiosi sono stati incarcerati, ma sono stati rilasciati poco dopo.
Chomsky discute della situazione turca.
https://youtu.be/z-Gdn7kaKTw
Erdogan è ambiguo verso l'Isis, replica Chomsky. Chomsky ha a sua volta replicato agli attacchi di Erdogan, che lo ha accusato di «ignoranza» e di «simpatia nei confronti dei terroristi». Lo studioso ha rifiutato l’invito del presidente, come ha spiegato in una email inviata al Guardian: «Se deciderò di andare in Turchia, non sarà su suo invito, ma, come è spesso accaduto, su invito dei molti coraggiosi dissidenti, curdi inclusi, che sono stati messi sotto duro attacco da parecchi anni». L’accademico ha poi proseguito affermando che Erdogan usa due pesi e due misure nei confronti del terrorismo. La sua posizione e le sue azioni sono assai ambigue. Il presidente turco continua a comportarsi con ipocrisia, dichiara Chomsky: «La Turchia ha biasimato l’Isis per l’attacco di Istanbul, l’Isis che però Erdogan sta aiutando in molti modi, mentre sostiene il Fronte al-Nusra, che è poco differente. Poi ha lanciato una tirata contro quelli che condannano i suoi crimini contro i curdi – che sono la maggiore forza che si sta opponendo a Isis, sia in Siria che in Iraq». E ha concluso: «C’è bisogno di fare altri commenti?».