Le tre tappe del restauro del centro di Bergamo (che difficilmente diventerà meno triste)
Pensato per banche e uffici, da quarant'anni è in cerca di vita e di identità. Vengono ridisegnate le geometrie. La scommessa del Diurno
di Paolo Aresi
Ha fatto un gran lavoro la giunta Gori per il centrissimo di Bergamo. Sta rifacendo piazza Dante e i giardini accanto al Donizetti, sta per restaurare il Sentierone e lo spazio davanti a Palazzo Frizzoni. Ha deciso di eliminare i parcheggi. È il “Centro Piacentiniano”, in senso lato. L’obiettivo è quello di abbellire, di aggiustare, di restaurare. Con un gusto un po’ più contemporaneo, meno ottocentesco.
PRIMO LOTTO
Abbellire e restaurare per cercare di favorire la nuova vita del cuore di Bergamo. Che cuore non è. E mai sarà. Nonostante tutte le operazioni di trucco e di maquillage, il centro piacentiniano di Bergamo rimarrà un luogo freddo e, per gran parte della giornata, deserto. L’apertura del nuovo Diurno, sotto piazza Dante, come ritrovo, caffè e ristorante e luogo di spettacolo, è una scommessa: staremo a vedere.
Da decenni si parla di “rivitalizzare” questo posto, di riqualificarlo, di tornare a renderlo vivace e attrattivo. Ma il centro di Bergamo bassa (diversamente dai borghi e da Città Alta) è intrinsecamente esangue, più mummia che creatura viva. Perché in realtà si tratta di un centro direzionale, originato da un progetto accademico di stampo neoclassico. Le forme sono abbastanza monumentali e di una certa armonia, è innegabile, Marcello Piacentini conosceva bene il suo mestiere. Ma il risultato è lì da vedere: manca la vita.
SECONDO LOTTO
Il Sentierone si risveglia un po’ quando arrivano al mattino i bambini della scuola. Poi torna nel suo sonno. Lo animavano un tempo i numerosi dipendenti degli uffici pubblici, delle banche, ma ormai gli impiegati sono pochi, tutto è affidato all’home banking. Ci fu un sindaco che pensò di risolvere la questione ospitando quante più manifestazioni possibili sul Sentierone. Un altro sindaco cercò di bandirle, affermando che le bancarelle mal si addicevano a un ambiente che doveva essere il salotto della città. Il glaciale salotto della città. Che invece è viva in via Venti Settembre, sulla Corsarola, alle Cinque Vie, in Borgo Palazzo. Anziché migliorare, nel tempo la situazione del centro è sempre peggiorata.
Negli anni Cinquanta e Sessanta, quanto a vitalità, non andava male, poi è partita l’era dei supermercati e dei centri commerciali. E l’ultima botta gliel’hanno rifilata le multisale cinematografiche. Si era pensato che la soluzione sarebbe arrivata dai parcheggi interrati, gli autosilos. Quelli di via Paleocapa, di via Zelasco (Piazza Libertà), di via Borfuro, del Triangolo... La situazione è da vedere. Del cinema Centrale si è persa perfino la memoria, Balzer è in perenne affanno, il Nazionale chiuso, il negozio biciclette Bianchi chiuso... Tutti lamentano l’alto costo degli affitti, ma non si tratta dell’unico problema. [...]