l'appello

Legambiente Basso Sebino lancia la petizione: «Liberiamo Tavernola dal cementificio»

La sottoscrizione, rivolta al Ministero dell'Ambiente e a Regione, ha già riscosso 851 firme sulle 1.000 previste come obiettivo

Legambiente Basso Sebino lancia la petizione: «Liberiamo Tavernola dal cementificio»
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Il cementificio di Tavernola Bergamasca deve essere chiuso. Lo scrive a chiare lettere la sezione di Legambiente del Basso Sebino che, per far arrivare il proprio appello al Ministero dell’Ambiente e alla Regione, ha lanciato una petizione sulla piattaforma Change.org che ha già riscosso 851 firme sulle 1.000 previste come obiettivo.

«Non ci sono più dubbi – sottolineano -. L’attività della cementifera ItalSacci (del gruppo tedesco Heidelberg) è molto nociva alla salute e alla sicurezza della popolazione, non solo di Tavernola, ma di tutto il lago d’Iseo».

La sottoscrizione si aggiunge quindi alle richieste analoghe già lanciate dalle associazioni e dai residenti nella zona, dopo gli sviluppi collegati alla frana che sta facendo tremare la terra del monte Saresano.

Sito produttivo ormai obsoleto

Secondo Legambiente per evitare la chiusura dello stabilimento non potrebbero neanche essere mosse giustificazioni occupazionali, visto che al momento impiega poco più di 60 addetti contro i 400 degli anni ’60.

«Essi verranno rioccupati nella bonifica del sito – si legge nel testo della petizione -. Le disastrose conseguenze dell’attività produttiva dell’impianto sono purtroppo note da tempo: emissioni in atmosfera di polveri inquinanti e costante minaccia di frane e di onde anomale; non è la prima volta che vengono evacuate le popolazioni di Vigolo e di Porto Siviano a Montisola».

Per non parlare dell’enorme mole di traffico di mezzi pesanti che quotidianamente percorrono la stretta strada litoranea. L’unica conclusione cui si può giungere è quindi lo smantellamento del cementificio, «ora più che mai incompatibile, anche con gli sbandierati obiettivi turistici dei comuni locali».

«Il cementificio è obsoleto come confermano i 50 blocchi-impianto dello scorso anno – conclude la sottoscrizione -. Sorprende che l’azienda tedesca possa continuare a godere di un “regalo-sussidio” da parte dello Stato italiano che le concede dal 2008, a titolo gratuito, i permessi di quote di emissioni di Co2 per 70 milioni di euro».

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