I numeri in Italia

Lo stato di salute dell’economia ce lo racconta il prezzo della birra

Lo stato di salute dell’economia ce lo racconta il prezzo della birra
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L’Italia, negli ultimi anni, sta scoprendo (o forse meglio dire riscoprendo) il piacere della birra. Il mercato del luppolo nel nostro Paese ha infatti registrato un’importante tendenza alla crescita negli anni post crisi, dimostrandosi un mercato in grado di reggere l’urto e, anzi, abbracciare nuovi clienti. Un esempio è il boom della birra artigianale, di cui Bergamo è uno dei cuori pulsanti italiani (ne abbiamo parlato QUI): se nel 2005 si contavano appena 30 microbirrifici, oggi ne sono stati censiti più di 800. Altro che moda, il luppolo inizia a incidere anche sul Pil. E non è cosa da poco, visto che questo settore dà lavoro, secondo le ultime stime, ad almeno 5mila under 35 italiani e ha visto una crescita delle esportazioni pari al 10% negli ultimi 12 mesi.

Passando dal particolare al generale, la situazione della birra in Italia è stabile: gli stabilimenti nostrani hanno prodotto nel 2013 13,2 milioni di ettolitri di birra, appena lo 0,3% in meno. Un dato stabile, che permette al Paese di confermarsi come decimo produttore europeo, sebbene distante da Germania (93,4 milioni di ettolitri), Regno Unito (41,9 milioni di ettolitri) o Polonia (39,6 milioni di ettolitri). Questa produzione, però, soddisfa circa i due terzi della domanda interna di birra e, soprattutto, assorbe completamente la produzione italiana di malto, che aumenta del 3,8% e si conferma in trend positivo. Ma, soprattutto, la crisi non è andata ad intaccare l’interessante dato del consumo procapite italiano, che resta stabile a 29,2 litri. Valore che conferma l’Italia all’ultimo posto per consumi di birra in Europa, distante da Repubblica Ceca (144 litri procapite), Germania (107) e da realtà mediterranee come la Spagna (47,5) e la Grecia (38,3), ma anche una crescita costante rispetto a un decennio fa.

 

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[La mappa che ci racconta quali sono le birre più consumate nei vari Stati]

 

Si beve di più in casa. Per poter osservare dall’alto questi due fenomeni, ovvero quello della birra artigianale in crescita e della sostanziale stabilità del mercato generale della birra, la cosa migliore da fare è tentare di capire il modo in cui gli italiani amano consumare birra. In passato, infatti, nelle nostre case le bionde trovavano decisamente poco spazio. I principali luoghi del consumo erano invece pub e ristoranti. Oggi, un po’ a sorpresa, il trend s’è invertito: la crisi economica ha comportato, da una parte, la crescita di una dimensione più domestica del prodotto, con consumi di birra che si spostano dal cosiddetto "fuori casa" (in gergo On Trade) all’acquisto nella distribuzione moderna e tradizionale (Off Trade). L’On Trade è sceso dal 41% al 40,3%, mentre il secondo è salito dal 59% al 59,7. Si riduce quindi il consumo fuori casa mentre aumenta il numero di coloro che acquistano birra per poi berla fra le mura domestiche. Questi risultati sono la diretta conseguenza di un ulteriore fenomeno, ovvero il crollo del prezzo della birra.

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La birra a Bergamo: birra del birrificio indipendente Elav.

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La birra a Bergamo: Bg Birra, foto Devid Rotasperti

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La birra a Bergamo: Bg Birra, foto Devid Rotasperti

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La birra a Bergamo: Bg Birra, foto Devid Rotasperti.

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La birra a Bergamo: osteria della birra, foto Devid Rotasperti

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La birra a Bergamo: osteria della Birra, foto Devid Rotasperti

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La birra a Bergamo: osteria della Birra, foto Devid Rotasperti

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La birra a Bergamo: la bionda del birrificio Valcavallina. Sua la bionda artigianale eletta migliore d'Italia.

Lo stato dell’Eurozona attraverso una bionda. Potrebbe sembrare strano, ma diversi economisti, soprattutto oltreoceano, hanno pensato di osservare la crisi dell’Eurozona proprio attraverso un grafico dei prezzi delle birre. Questo prodotto, infatti, è uno di quelli che ha maggiormente sentito il peso della deflazione che ha colpito tutto il Vecchio Continente negli ultimi anni. E Business Insider racconta ai suoi lettori ciò che sta succedendo in Europa proprio attraverso la birra.

La deflazione, in termini macroeconomici, è una diminuzione del livello generale dei prezzi. La deflazione deriva dalla debolezza della domanda di beni e servizi, cioè un freno nella spesa di consumatori e aziende. Questo fenomeno si osserva meglio sui beni ritenuti dai consumatori non indispensabili, proprio come la birra. E secondo gli economisti americani, nonostante l’Eurozona stia mostrando oggi dei timidi segni di ripresa, sia in termini di crescita economica che di spesa dei consumatori, buona parte di essa resta in deflazione. Anche l’Italia stessa, nell’agosto dello scorso anno, è entrata in deflazione per la prima volta da oltre 50 anni.

A “dare una mano” a questo ribasso dei prezzi c’è stato anche il crollo del prezzo del petrolio, che ha spinto molte imprese a ridurre i costi dei propri prodotti vedendo calare i costi delle proprie produzioni. E proprio la produzione della birra è uno dei settori ad aver sfruttato maggiormente il calo del prezzo del greggio, poiché la sua produzione necessita di molta energia. Il grafico qui sotto mostra come, in appena un anno, il prezzo di mercato delle principali birre sia crollato:

 

prezzi medi birra eurozona

 

Sul tema si è addirittura scomodato Taimur Baig, della Deutsche Bank: «Negli ultimi decenni, le banche centrali dei principali Paesi industrializzati hanno collegato la propria credibilità a obiettivi d’inflazione. Se a questo aggiungiamo che i mercati sono molto più aperti di un secolo fa, connessi tra loro e con collegamenti tra finanza ed economia reale considerevolmente più forti, i costi della deflazione sono più grandi che mai». In altre parole, Baig sottolinea come la deflazione sia oggi un segnale decisamente poco positivo per i mercati europei, soprattutto se concentrata in settori di mercato molto popolari come la birra. E che il mercato della bionda più amata al mondo sia un perfetto indicatore dello stato di salute della nostra economia lo dimostra un grafico incentrato sui costi in territorio tedesco:

 

prezzo birra germania

 

Come si può facilmente vedere, il prezzo della birra, dopo un crollo intorno al 2010 e una sostanziale stabilità negativa durata fino al febbraio 2014, è finalmente tornato a salire. Un caso? Non sembra osservando i numeri generali dell’economia tedesca: proprio quando il prezzo della birra è tornato a salire, l’economia teutonica ha ripreso a crescere, seppur a ritmi più modesti che in passato. La piena occupazione della popolazione si avvicina e la deflazione, dunque, se ne va: la gente torna ad avere denaro in tasca ed è disposta a spendere anche per beni non indispensabili, come la birra. Pare assurdo dunque, ma proprio la bionda e il suo mercato possono essere fondamentali oggetti di analisi dell’economia nostrana.

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