Qualcosa non torna...

Morte in carcere di Oumar Dia, il Ministero non ha chiarito i tanti punti oscuri

A Roma è arrivata la risposta all'ennesima interrogazione parlamentare presentata dal bergamasco Devis Dori. E purtroppo non ha fatto luce sulla tragedia

Morte in carcere di Oumar Dia, il Ministero non ha chiarito i tanti punti oscuri
Pubblicato:

di Camilla Amendola

Sembra non trovare una fine la tragedia di Oumar Dia. Il giovane, di soli 21 anni, il 19 ottobre 2023 era stato trovato impiccato nella propria cella del carcere di Opera a Milano. È morto il 26 dello stesso mese all’ospedale di Rozzano. Il deputato bergamasco Devis Dori, di Alleanza Verdi Sinistra, ha presentato una nuova interrogazione parlamentare. Le dinamiche del decesso di Oumar, infatti, non sono mai state chiarite.

La tragedia e le domande

Oumar era stato portato nella casa circondariale di via Gleno il 7 luglio 2023 ed era stato spostato il 2 ottobre al carcere di Opera per problematiche legate all’autolesionismo. Inoltre, aveva anche manifestato dei comportamenti a rischio: aveva tentato il suicidio attraverso l’abuso di famaci. Era stato quindi sottoposto alla valutazione del rischio suicidario: inizialmente era stato valutato «basso» e poi innalzato a «medio». Nel carcere Opera era stato preso in carico dagli operatori penitenziari e sottoposto al provvedimento Ila (Intensificazione del Livello di Attenzione).

Quello che si chiedono il deputato Dori, l’avvocato della famiglia Simone Bergamini e la famiglia tutta di Oumar è come sia possibile che un ragazzo sottoposto al provvedimento Ila e che aveva già tentato il suicidio avesse potuto trovare nella propria cella gli strumenti per impiccarsi.

La nuova risposta del Ministero

La manifestazione a Bergamo in cui si chiedeva giustizia per Oumar Dia

Era stata aperta un'indagine al riguardo, ma la Procura aveva chiesto l’archiviazione del caso. Il gip di Milano l'ha però rigettata con ordinanza del 28 maggio 2025.

Mercoledì 2 luglio, il Ministero di Giustizia ha risposto ai quesiti di Dori, spiegando che un detenuto sottoposto a Ila non può essere allocato in una camera singola - è bene sottolineare che, invece, Dia era in una cella singola -. Il Ministero ha aggiunto: «Per quanto concerne in caso specifico del detenuto Oumar Dia, sulla base della certificazione sanitaria veniva allocato presso la sezione di osservazione e sottoposto a provvedimento di intensificazione del livello di attenzione in attesa di valutazione psichiatrica».

Sempre secondo quanto riportato dal Ministero, il 6 ottobre 2023 il 21enne sarebbe stato sottoposto a visita psichiatrica per approfondimento diagnostico. Il 10 dello stesso mese, quattro giorni dopo, Oumar Dia sarebbe stato ritenuto un detenuto a rischio «basso». Questo perché «appariva lucido, tranquillo, ben orientato e adeguato alla relazione».

Qualcosa non torna...

Peccato che a smentire ciò che è stato dichiarato dal Ministero ci sia un documento della del carcere di Opera. Il 10 ottobre, infatti, lo staff della casa circondariale meneghina - costituito dal funzionario giuridico pedagogico, da due psicologi, da due psichiatri e dall'ispettore - avevano deciso di innalzare lo stato di rischio del detenuto Dia da «basso» a «medio». Dal documento si evince anche che lo staff di controllo aveva chiesto un monitoraggio di Dia e il suo trasferimento a Monza.

Devis Dori, a fronte di tutto questo, rende noto di aver intenzione di presentare un’ulteriore interrogazione parlamentare al fine di scoprire cosa sia successo veramente nella cella di Oumar Dia.