Ma come?

Multati per un divieto di sosta inesistente, la riposta della Locale: «Chi paga non può opporsi»

Due automobilisti hanno deciso ugualmente di pagare la multa, ma hanno scritto al sindaco Giorgio Gori e al comando di polizia di Bergamo. La risposta ha mandato su tutte le furie Adiconsum

Multati per un divieto di sosta inesistente, la riposta della Locale: «Chi paga non può opporsi»
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«Sulla base di una sentenza della Corte di Cassazione, Sezione II; l’automobilista che paga la sanzione non può più opporsi al verbale, neanche quando se ne accerti successivamente l’illegittimità dello stesso».

È la risposta che due automobilisti hanno ricevuto dal comando di polizia locale di Bergamo pur avendo deciso di pagare ugualmente una multa per divieto di sosta inesistente. «Una risposta fredda e formale – denuncia Adiconsum Bergamo - che non tiene conto dell'ingiustizia subita dai due cittadini». Ma andiamo con ordine.

La vicenda

I due uomini erano stati multati per aver parcheggiato il 19 febbraio in uno spazio riservato al carico/scarico in Via Carnovali. Gli agenti che hanno verbalizzato la contravvenzione però non avevano visto che le automobili erano parcheggiate fuori dallo spazio, dove invece la sosta era consentita.

«Poiché la sanzione ridotta prevista era di soli 29,40 euro per auto – spiega Eddy Locati di Adiconsum Bergamo -, gli interessati hanno deciso di pagarla, anche perché, un eventuale ricorso al giudice di pace prevede comunque un costo superiore a 40 euro». Ricorso per il quale erano anche decorsi i termini.

Per questa ragione l’associazione a difesa dei consumatori ha consigliato ai due uomini di scrivere una lettera di reclamo al comando di polizia locale e al sindaco, stigmatizzando l’accaduto e chiedendo comunque un rimborso dal Comune pari all'importo pagato per la contravvenzione illegittima.

«Ebbene – evidenzia Locati - al nostro reclamo il sindaco non ha ancora risposto, mentre il responsabile del servizio gestione illeciti e contenzioso del corpo di polizia locale e protezione civile ha mandato una Pec. A parte il fatto che la sentenza citata si riferisce al caso di un automobilista che passò col semaforo rosso e che fece ricorso successivamente al pagamento della sanzione, perché aveva saputo solo dopo che l’apparecchiatura usata era irregolare. Quindi, una infrazione comunque grave e che nulla ha a che vedere con il nostro caso».

«L’oggetto del nostro reclamo non era un ricorso – conclude Eddy Locati -, bensì la richiesta di intervenire su una indubbia irregolarità commessa dai verbalizzanti, anche per evitare il ripetersi della stessa e di conseguenza ci aspettavamo quantomeno delle scuse per l’accaduto e, perché no, un risarcimento da parte del Comune».

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