Negozi, centri commerciali e bar chiusi: le richieste della Lombardia al Governo
Ecco quali sono le cose che la Regione richiede al Governo per rendere ancora più restrittive le misure di contrasto alla diffusione del Coronavirus
Come ormai noto, Regione Lombardia ha inviato questa mattina (11 marzo) a Roma, su richiesta del Governo stesso, le sue richieste, pattuite con i sindaci delle città capoluogo di Regione, per l'applicazione di misure più restrittive tese a contrastare il dilagare del Coronavirus. Ma, nello specifico, cosa chiede la Lombardia? Ecco la risposta alla domanda:
- Chiusura di tutte le attività commerciali al dettaglio, a eccezione di quelle relative ai servizi di pubblica utilità, ai servizi pubblici essenziali, alla vendita di beni di prima necessità.
- Chiusura di tutti i centri commerciali, degli esercizi commerciali presenti al loro interno e dei reparti di vendita di beni non di prima necessità. Restano aperte le farmacie, le parafarmacie e i punti vendita di generi alimentari e di prima necessità.
- Chiusura di bar, pub, ristoranti di ogni genere; delle attività artigianali di servizio (es. parrucchieri, estetisti, ecc..), a eccezione dei servizi emergenziali e di urgenza; di tutti gli alberghi e di ogni altra attività destinata alla ricezione (es. ostelli, agriturismi, ecc..), a eccezione di quelle individuate come necessarie ai fini dell'espletamento delle attività di servizio pubblico; di tutti i servizi terziari e professionali, a eccezione di quelli legati alla pubblica utilità e al corretto funzionamento dei settori richiamati nei punti precedenti.
In una successiva intervista a Sky, Fontana è andato più nel dettaglio, fornendo un elenco più specifico di attività che dovrebbero chiudere se le richieste venissero accettate:
- le attività di commercio al dettaglio (a eccezione di quelle di pubblica utilità e beni di prima necessità);
- centri commerciali (a eccezione degli alimentati e prima necessità);
- mercati;
- le medie e grandi strutture di vendita;
- bar, pub, ristoranti;
- strutture alberghiere e di ricezione;
- attività artigianali (a eccezione di quelle di pubblica utilità);
- settore terziario e professionali (a eccezione di quelle di pubblica utilità);
- sospeso servizio mensa.
Resterebbero invece aperte:
- le attività che possono lavorare con smart working (lavoro agile da casa);
- farmacie;
- supermercati e alimentari;
- edicole.
Sul trasporto pubblico, il governatore ha chiesto di poterlo rimodulare in base all’effettiva necessità. Si tratta di richieste che andrebbero ad integrare il Dpcm dell'8 marzo 2020. Nel documento, la Regione comunica anche che «per quanto riguarda le restanti attività produttive è già stato raggiunto un accordo con Confindustria Lombardia, che provvederà a regolamentare l'eventuale sospensione o riduzione delle attività lavorative per le imprese. Sono in via di definizione ulteriori accordi - si spiega ancora nella proposta - con le associazioni di categoria per definire misure contenitive specifiche aggiuntive».