Omicidio del professor Errico a Entratico, assolti i due indiani accusati dell'assassinio
La Corte d'Assise ha sancito l'insufficienza di prove. Il pm aveva chiesto 24 anni per Surinder e 4 anni per Singh
Sono stati entrambi assolti dalla Corte d'Assise Pal Surinder, 60 anni, e Mandip Singh, 40 anni, gli operai indiani accusati nel processo per l'omicidio a Entratico del professor Cosimo Errico, avvenuto il 3 ottobre 2018.
Nella giornata di oggi, lunedì 25 ottobre, la sentenza della Corte d'Assise presieduta dal giudice Giovanni Petosillo ha infatti assolto Surinder «per non aver commesso il fatto», mentre Singh, accusato di favoreggiamento e di aver mentito agli inquirenti, è stato assolto in quanto «il fatto non sussiste». L'accusa aveva chiesto 24 anni di carcere per Pal Surinder e 4 per Mandip Singh, i quali secondo il pm Carmen Santoro potevano essere gli unici coinvolti nel delitto.
I due indiani abitavano a Casazza e lavoravano come operai nella fattoria didattica, situata a Entratico, di cui era proprietario il professore del Natta e che veniva anche affittata per delle feste. La notte tra il 3 e il 4 ottobre di tre anni fa, il figlio aveva trovato lì il corpo di Errico, in cucina davanti al frigorifero, con segni di accoltellamento e parzialmente bruciato, oltre che circondato da impronte di scarpe insanguinate.
Niente Dna, ma le impronte, misura 42-43, erano state collegate a un paio di calzature regalate dalla vittima proprio al dipendente Surinder. Impronte che andavano al ripostiglio, dove era stata presa la benzina, e poi al quadro elettrico che era stato staccato. Indizi che avevano fatto ipotizzare agli investigatori che l'assassino conoscesse bene la cascina.
Le calzature, marca Carrera, non sono mai state ritrovate, ma quando Singh ne vide un paio uguali in caserma, intercettato disse all'amico: «Le tue scarpe erano lì». Intercettazioni che sono andate avanti anche sull'autobus su cui viaggiavano i due operai: «È stata colpa tua, l’hai ucciso, non dovevi ucciderlo», riporta una traduzione fatta per l'accusa. «La colpa è tutta tua. Lo dovevi picchiare, l’hai picchiato?». Invece la versione del perito della difesa - composta dagli avvocati Michele Agazzi e Davide Mancuso per Surinder e da Antonio Abbatiello per Singh - attribuisce quelle frasi al problema con un connazionale che non pagava loro l'affitto.
Secondo il pm, il movente sarebbe stata la necessità di soldi, dato che in passato c'erano stati piccoli furti alla cascina, di cui Errico si era accorto senza tuttavia prendere provvedimenti. Non solo: il principale imputato, nel giorno dell'assassinio, sarebbe stato ubriaco. La difesa, invece, ha sempre sottolineato lo stato di incensurato di Surinder e il suo carattere mite, aggiunti alla difficoltà per un sessantenne in stato alterato di sopraffare la vittima, molto più giovane e allenata di lui. Alla fine, sulla decisione ha inciso l'insufficienza di prove.