Verso il secondo grado

Omicidio di Franco Colleoni: i legali del figlio, condannato a 21 anni, preparano il ricorso

Gli avvocati tornano a chiedere una perizia psichiatrica per Francesco, che dice di non ricordare nulla dei fatti del gennaio 2021

Omicidio di Franco Colleoni: i legali del figlio, condannato a 21 anni, preparano il ricorso
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Chiedono un'assoluzione e la ricostruzione alternativa di un assassino estraneo gli avvocati di Francesco Colleoni, il giovane accusato dell'omicidio del padre Franco, ex segretario della Lega e titolare del ristorante Il Carroccio a Brembo di Dalmine. Proprio lì, nel gennaio 2021, si sarebbe consumata la tragedia: come si legge nella sentenza di condanna, l'allora 34enne avrebbe fracassato la testa al padre contro il cordolo del vialetto. Francesco dice di non ricordare il momento dell'omicidio, ma soltanto il prima e il dopo di un litigio. Intercettato mentre parlava con la madre, ha però ammesso: «L'ho spinto io».

Francesco Colleoni

Per i giudici si è trattato di una confessione. La difesa ha obiettato: «Una spinta non può certamente essere la causa delle gravissime lesioni inferte alla vittima». Condannato a 21 anni di carcere lo scorso dicembre, ora gli avvocati presenteranno ricorso in Appello tornando a chiedere una perizia psichiatrica, che è stata respinta in primo grado. «Era necessario indagare se tale amnesia potesse essere produttiva o meno di una incapacità di intendere e di volere al momento del fatto», spiegano i legali, come riporta il Corriere Bergamo.

Nelle 66 pagine del ricorso si parla anche di indagini considerate «a senso unico» e degli accertamenti «omessi», ad esempio il mancato accertamento della presenza di tracce del cordolo. Elementi che i giudici avevano ritenuto superflui a fronte di «chiari elementi» contro Francesco: un segno sulla guancia assente in mattinata, la macchiolina di sangue sulla felpa, la cassaforte e il portafogli svuotati. I legali si rigiocano anche l'attenuante della provocazione, respinta in primo grado perché secondo i giudici il giovane non era soggetto a una vera vessazione nonostante le umiliazioni ricevute dal padre.

Secondo la difesa, si tratta invece di episodi che si inseriscono in una «continua e persistente condotta del padre-padrone nei confronti del figlio e non devono essere letti come episodi singoli». Una dinamica familiare che aveva confermato anche l'ex moglie della vittima, che in una testimonianza aveva parlato di un uomo «mai presente con i figli» (Francesco e il fratello maggiore, Federico), con cui non aveva «instaurato mai un vero rapporto». In subordine, gli avvocati chiedono di riqualificare l'omicidio da volontario a preterintenzionale.

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