Il caso

Omicidio di Treviglio, Silvana Erzembergher sarà trasferita in clinica psichiatrica

Secondo il perito del pm l’anziana al momento del delitto era «incapace di intendere e di volere»

Omicidio di Treviglio, Silvana Erzembergher sarà trasferita in clinica psichiatrica
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Silvana Erzembergher, la donna accusata dell’omicidio di Luigi Casati e del ferimento della moglie lo scorso aprile a Treviglio, a breve lascerà il carcere per essere trasferita in una clinica psichiatrica. A riportarlo è oggi (mercoledì 7 luglio) il Corriere della Sera Bergamo: secondo il perito incaricato dal pm, nel momento in cui compì il delitto era «incapace di intendere e di volere». L’altra probabile conseguenza è che, proprio per l’opinione dell’esperto, non sarà imputabile a processo. La struttura individuata dal giudice è la Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems) di Castiglione delle Stiviere, in provincia di Mantova, dove sarà sottoposta a un percorso di cura con successiva verifica dello stato mentale tra sei mesi.

I fatti per cui era stata arrestata risalgono al 28 aprile scorso, quando Erzembergher, 71 anni, uccise nel cortile del condominio di Treviglio dove abitava con quattro colpi di rivoltella il vicino Luigi Casati, 61 anni, e ferì gravemente con altri tre la moglie Monica Leoni di 57. Gli attimi successivi alla sparatoria erano stati filmati da un altro residente dal balcone del suo appartamento: nelle immagini si vedeva chiaramente la donna aggirarsi nel vialetto con la P38 in mano, rovistando nella borsa, forse alla ricerca di altri proiettili e rivolgendo alcune parole alla vicina gambizzata, rimasta a terra. Si era poi accorta del dispositivo che la stava riprendendo, aveva avuto un alterco con la persona al balcone ed era poi tornata in casa, aspettando l’arrivo dei carabinieri.

Le motivazioni dietro il delitto, come venuto fuori in seguito, erano piuttosto banali: l’anziana si lamentava dell’abbaiare del cane dei suoi vicini, inoltre sosteneva che i due le facessero degli scherzi al campanello di notte, impedendole di dormire. La telecamera nascosta da un inquilino nelle cassette postali aveva poi rivelato che, a suonare, era in realtà lei stessa. Accuse assurde che avevano però portato a diverse liti, che erano andate avanti nel tempo. Il 28 maggio del 2021, nel corso di una di queste, aveva inseguito Monica Leoni con un bastone: episodio a cui era seguita una denuncia, che avrebbe dovuto portare ad una confisca dell’arma da fuoco, che deteneva regolarmente. Ciò non avvenne per un errore burocratico, dato che era stata registrata nel verbale come Erzembergher Zanda, col nome del marito deceduto al posto del nome. Così non scattò l’allarme per portargli via la pistola, fino al tragico epilogo della primavera scorsa.

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