il processo

Omicidio di via Novelli: «Alessandro Patelli è sceso con il casco. Impugnava un coltello»

Davanti ai giudici della Corte d’Assise hanno testimoniato la compagna Eleonora Turco, di 37 anni, e la figlia maggiore della vittima, che all'epoca dei fatti aveva 12 anni

Omicidio di via Novelli: «Alessandro Patelli è sceso con il casco. Impugnava un coltello»
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Si è alzato da terra dopo essere stato colpito, ha fatto qualche passo verso la compagna ed è stramazzato di nuovo al suolo. I vestiti erano sporchi di sangue, lui non è riuscito a pronunciare parola, solo due sospiri, poi è morto. È il racconto degli ultimi istanti di vita di Marwen Tayari, 34 anni, originario della Tunisia, accoltellato l’8 agosto scorso in via Novelli, reso davanti alla Corte d’Assise dalla compagna Eleonora Turco, di 37 anni.

Accusato di aver sferrato sei coltellate alla vittima per futili motivi è Alessandro Patelli, 19 anni, che lavora come giardiniere e che abita nel palazzo davanti al quale si è consumata la tragedia. Il giovane, da qualche tempo, si trova agli arresti domiciliari e anche lui ieri (4 maggio) era presente in aula.

Secondo quanto sostenuto dalla difesa, e da Patelli stesso davanti agli inquirenti, l’imputato avrebbe aggredito Tayari perché sentitosi minacciato, visto che aveva una bottiglia di birra in mano. Avrebbe reagito quindi per paura, dopo essere stato trascinato a terra e coinvolto in una breve colluttazione.

La versione resa davanti ai giudici dalla compagna della vittima è però diversa. Dopo aver trascorso la mattinata in città si erano fermati sui gradini del palazzo dove abitava Patelli, perché Turco aveva male ai piedi. Rincasando il giovane avrebbe urtato al piede la figlia maggiore della coppia (all’epoca dodicenne). A questo punto sarebbe intervenuto Marwen. «Stai attento», gli avrebbe urlato, mentre l’altro avrebbe risposto: «Adesso devo chiedere permesso per entrare in casa» e pronunciato parolacce che avevano infastidito la vittima, vista la presenza delle figlie.

La discussione sembrava essere finita lì, visto che il ragazzo era salito in casa e la famiglia si era diretta al negozio pakistano poco distante per comprare la birra da portare a casa. Invece il giovane è sceso e, secondo il racconto della compagna, avrebbe richiamato la vittima, dicendogli di avvicinarsi se aveva il coraggio. «Il ragazzo indossava un casco integrale e impugnava un coltello – ha raccontato la 37enne -. Il mio compagno è tornato indietro. Aveva una bottiglia di birra nel sacchetto. Marwen ha posato a terra il sacchetto. Erano uno di fronte all’altro, il ragazzo teneva il coltello puntato all’altezza dell’addome. Poi si è abbassato la visiera del casco e ho visto il mio compagno che gli ha fatto lo sgambetto».

È a questo punto che il racconto torna sugli ultimi istanti di vita di Tayari. Patelli sarebbe stato il primo a rialzarsi, mentre la compagna provava a lavare le ferite di Marwen e un senzatetto sarebbe accorso per aiutare a tamponare la perdita di sangue. Stando al racconto di Eleonora Turco dopo circa mezz’ora sarebbe arrivata l’ambulanza e anche il padre del ragazzo. Durante l’udienza sono stati ascoltati anche la figlia maggiore della vittima (che ha testimoniato a porte chiuse) e il consulente informatico del pubblico ministero. Due le tragedie nate da questo lutto, secondo la donna: una morte che deve ancora essere metabolizzata e l’arresto di un figlio giovane. «Ma da loro non sono arrivate scuse, condoglianze né aiuti», ha concluso.

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