delitto di valverde

Omicidio di Viviana Caglioni, chiesta la condanna all'ergastolo per il fidanzato

Cristian Michele Locatelli, 42 anni di Terno d’Isola, è accusato di aver ucciso la donna a calci e pugni (era stata una settimana in coma)

Omicidio di Viviana Caglioni, chiesta la condanna all'ergastolo per il fidanzato
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Ergastolo. È questa la richiesta di condanna avanzata dal pm Paolo Mandurino nei confronti di Cristian Michele Locatelli, 42 anni, di Terno d’Isola, a processo per l’omicidio di Viviana Caglioni. Le accuse a suo carico sono di omicidio volontario aggravato dai futili motivi, dai maltrattamenti cui sottoponeva la donna e dalla recidiva. Locatelli (in carcere da allora) ha alle spalle numerosi precedenti penali per aver commesso reati violenti.

Viviana, 34 anni, per gli amici Vivian, è morta all’inizio di aprile del 2020 dopo aver trascorso una settimana in coma nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale Papa Giovanni XXIII. Arrivata al pronto soccorso presentava segni di violenza al volto, all’inguine, all’addome, al viso e alla nuca.

Per gli inquirenti è deceduta proprio a causa delle botte subite dall’uomo (in carcere da allora) con il quale conviveva in un’abitazione in via Maironi da Ponte, nel quartiere di Valverde.

La ricostruzione

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti Locatelli, la notte tra il 30 e 31 marzo, avrebbe aggredito Viviana al primo piano dell’abitazione, condiviso dalla coppia con la madre. Dopo una serie di calci e pugni il pestaggio sarebbe terminato con un colpo violento alla nuca, che ha fatto cadere a terra la donna lasciandola priva di sensi al piano terra della palazzina dove vive Giampiero Roncoli, lo zio della vittima. Una ricostruzione avallata dallo stesso zio, la cui testimonianza è stata ritenuta attendibile dal pubblico ministero.

Locatelli ha sempre sostenuto invece che la vittima, ubriaca, fosse caduta da sola sbattendo il capo contro un mobile. Tuttavia l’accusa non ha mai creduto alla ricostruzione dell’imputato, non avendo mai fornito una versione univoca dei fatti avvenuti quella notte.

Alla base dell’aggressione ci sarebbe la gelosia dell’imputato per le relazioni avute in passato da Viviana. Alla base dell’ultima e fatale lite ci sarebbe stata proprio l’acredine per una relazione risalente a 7 anni prima.

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