Omicidio Ziliani, concesso a Mirto Milani l'accesso alla giustizia riparativa
La domanda avanzata oggi (venerdì 18 ottobre) in Aula, all'apertura dell'udienza. L'Accusa rinnova la richiesta dell'ergastolo
Il processo d'Appello per l'omicidio di Laura Ziliani è iniziato oggi (venerdì 18 novembre) e, in tribunale a Brescia, come riportato da PrimaLecco, la richiesta d'accesso al percorso di giustizia riparativa di Mirto Milani ha rappresentato una delle principali novità.
Il giovane, originario di Calolziocorte ma residente con la famiglia a Roncola San Bernardo nel periodo del delitto, ha ricevuto una condanna in primo grado all'ergastolo. La stessa pena delle sorelle Silvia e Paola Zani, figlie della vittima e rispettivamente fidanzata e amante del ragazzo. Tutti sono rei confessi del brutale assassinio dell' ex vigilessa 55enne di Temù, sparita da casa nel maggio 2021 e ritrovata senza vita mesi dopo in Valcamonica.
La giustizia riparativa
In avvio di udienza (tutti gli imputati erano presenti in Aula) è stata presentata la richiesta avanzata da Milani, attraverso i suoi avvocati, di essere ammesso alla giustizia riparativa, un'opzione prevista dalla legge Cartabia, che prevede per l'imputato la possibilità di ricostruire i rapporti con le parti lese e la comunità.
La Corte d'Assise ha dato il via libera. Questo non inciderà sulla pena, ma darà la possibilità al calolziese di incontrare la madre e i due fratelli di Laura Ziliani, che però avrebbero già fatto intendere di non essere per niente bendisposti all'idea. Non è però l'unico ad averla domandata, perché anche Silvia Zani, la maggiore delle tre figlie della Ziliani, ha avanzato la stessa richiesta. Chiedendo, per giunta, di poter vendere gli immobili intestati alla madre uccisa, per poter sostenere economicamente la terza sorella disabile. Anche in questo caso, i magistrati hanno dato il via libera.
Chiesto l'ergastolo anche in Appello
Durante l'udienza, il pubblico ministero ha chiesto la conferma della condanna all'ergastolo per tutti e tre gli imputati: «È stato un omicidio lungamente premeditato e commesso con atrocità - ha detto nella sua requisitoria il procuratore generale di Brescia, Domenico Chiaro -. Quando strangoli una persona ti rendi perfettamente conto di quanto sta accadendo».
La sentenza è prevista per il prossimo 22 novembre.