Omicidio Ziliani: il muffin alle benzodiazepine e la vittima forse sepolta viva
Il trio criminale aveva cercato di stordire la donna con delle sostanze chimiche nel dolce, ma non aveva avuto l’effetto sperato e così l’hanno soffocata con un sacchetto di plastica. Secondo Milani, poco prima di seppellirla continuava ad avere convulsioni
Nuovi macabri dettagli sull’omicidio di Laura Ziliani, la vigilessa di Temù, sono stati rivelati dal compagno di cella di Mirto Milani nel corso di un’intervista con il Giornale di Brescia. Il reo confesso avrebbe infatti raccontato all’uomo recluso con lui, un condannato per reati fiscali, di aver cercato di stordire la vittima preparando dei muffin con le sorelle Paola e Silvia Zani, per poi offrirne uno alla donna farcito di benzodiazepine, delle sostanze che avrebbero dovuto renderla del tutto inoffensiva, potendo così perpetrare il loro piano diabolico.
Tuttavia, le cose non erano andate come previsto: nei successivi dieci minuti, infatti, Laura non sembrava risentire di alcun effetto, tanto da lasciare stupito il gruppo di aspiranti omicidi e andando poi a coricarsi. Poco dopo, però, avrebbe incominciato a sentirsi leggermente confusa e assonnata e si era alzata per andare in cucina a prendere un po’ d’acqua. Proprio a quel punto sarebbe esplosa la furia della figlia Silvia: avrebbe afferrato alle spalle la madre, che sarebbe caduta su di lei. L’altra figlia, Paola, si sarebbe poi messa bloccandola e, insieme a Mirto, le avrebbe stretto un sacchetto di plastica intorno alla testa, utilizzando una fettuccia e un pezzo di prolunga, soffocandola.
Non sarebbe questo però il fatto più terribile riportato dal detenuto: andando avanti nel suo racconto, l’omicida avrebbe infatti detto che la vittima, al momento di essere seppellita nella fossa scavata lungo il fiume Oglio, poteva essere ancora viva. Questo perché, poco prima di essere finita, continuava ad avere lunghe convulsioni e non sarebbe stato chiaro se fosse effettivamente deceduta. Com’è noto, il corpo fu poi scoperto circa tre mesi dopo, quando una piena fece franare il terreno dove era stato nascosto e lo fece scoprire ad un bambino che passava da quelle parti.