Omicidio Ziliani, il racconto in aula di Silvia Zani: «Quando Mirto è arrivato la mamma era già morta»
La giovane ha provato a scagionare il fidanzato bergamasco, poi ha chiesto scusa per le sue azioni
«Eravamo convinti che volesse ucciderci. Non so perché volesse farlo, forse ero una rompiscatole oppure non era d’accordo su come volevo gestire alcuni immobili ereditati da mio padre». A parlare in aula oggi (giovedì 30 marzo) è Silvia Zani, che insieme alla sorella Paola ed a Mirto Milani, bergamasco di Roncola San Bernardo, è accusata dell’omicidio della madre Laura Ziliani, la vigilessa di Temù drogata e poi soffocata con un sacchetto di plastica.
Come riportato dal Corriere Bergamo, dopo diversi mesi in carcere, però, l’imputata non è più così sicura di quest’ipotesi. Stando a quanto dichiarato da lei e dai presunti complici, Laura avrebbe cercato di eliminarli mettendo sostanze nelle loro pietanze. Sentendosi minacciati, almeno secondo la loro versione, avrebbero così deciso ispirandosi a serie televisive di impiegare dei veleni per uccidere la donna. Alla fine, avevano optato per le benzodiazepine, rubate da Silvia nella Rsa in cui lavorava. Le avevano messe nella torta che le avevano poi offerto per la festa della mamma, ma la vittima non era morta ed allora, mentre era stordita dai farmaci, l’avevano assassinata.
La giovane nel suo racconto ha anche provato a scagionare il fidanzato Mirto Milani: «Quando è intervenuto in camera dove io soffocavo mamma e mia sorella la teneva ferma, credo che mia mamma fosse già morta. È quanto ho rielaborato dopo mesi di carcere», ha affermato durante l’udienza. «Voglio chiedere scusa a tutti – ha poi continuato l’imputata -. A mia madre che ho ucciso, ai miei zii, a mia sorella, a mia nonna, a tutte le persone di Temù. Mi rendo conto di aver ferito tutti. Mi dispiace per tutto. In assoluto mi dispiace più di tutti per mia mamma».