Ospedale Papa Giovanni, i corridoi del Pronto soccorso senza pazienti. È la prima volta
Luca Lorini, primario della Terapia intensiva della struttura di Bergamo, afferma che è stata superata la fase acuta

In questa fase, anche un piccolo segnale diventa una grande speranza. Da giorni la curva dei dati dei nuovi contagiati, dei decessi e dei pazienti dimessi dice che la situazione piano piano sta migliorando. E a distanza di un mese e mezzo, da quando Bergamo è stata assalita da questo silenzioso tsunami biologico, che ha messo a dura prova il sistema ospedaliero tanto da non saper più dove mettere malati e allineare le bare dei defunti, vedere i corridoi del Pronto soccorso del Papa Giovanni liberi, fa tirare un sospiro di sollievo.
Sembrano lontani i tempi in cui fuori dal Pronto soccorso attendevano in fila le ambulanze, provvisorie camere d’ospedale, in attesa di un posto dove lasciare il malato. Era tutto così intasato che persino i corridoi erano occupati da barelle e bombole d'ossigeno. Siamo stati la provincia più colpita d’Italia. E il Papa Giovanni è stato l’ospedale con più ricoveri, trasformato a tal punto da divenire un’unica terapia intensiva con aree da sub-intensiva, con la sospensione delle normali funzioni delle sale operatorie, aperte solamente per questioni di estrema urgenza.

Quindi se oggi possiamo guardare questa foto, significa che qualcosa sta cambiando. Che l’orizzonte si fa più roseo. «Siamo usciti dalla fase acuta. Finalmente, da giorni, sono più i guariti dei deceduti», ha potuto dire Luca Lorini, il primario della Terapia intensiva. Lui, che all’inizio della pandemia era il più drastico di tutti: «Nessuno incontri nessuno. State tutti a casa in isolamento», andava predicando, preoccupato per quanto vedeva e viveva nel suo reparto. Non siamo ancora alla normalità, ma questo cambio di tono lascia ben sperare.