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Primi indagati nell'inchiesta per l'emergenza Covid. Ci sono anche Governo e Regione

L’indagine è nata dopo le numerose segnalazioni, esposti e denunce presentate nelle procure del Distretto della Corte d'Appello di Brescia dai parenti delle vittime

Primi indagati nell'inchiesta per l'emergenza Covid. Ci sono anche Governo e Regione
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Emergono i nomi dei primi iscritti nel registro degli indagati nell’inchiesta in capo ai magistrati delle procure del Distretto della Corte d’Appello di Brescia (che comprende anche Bergamo, Cremona e Mantova) volta ad appurare eventuali responsabilità o errori nella gestione dell’emergenza sanitaria. Nelle numerose denunce presentate, tra l’altro, sono segnalati anche rappresentanti di Governo e Regione Lombardia. Questi ultimi, in particolare, in merito alla delibera dell’8 marzo con la quale si chiedeva alle Rsa di ospitare pazienti Covid e per la mancata istituzione della zona rossa in Val Seriana.

La conferma è arrivata nella giornata di ieri (venerdì 22 maggio) dal procuratore generale presso la Corte d’Appello di Brescia Guido Rispoli. Le ipotesi di reato, al momento, sono quelle che puniscono la responsabilità colposa per la morte o per le lesioni personali in ambito sanitario, oltre ai reati di epidemia colposa e di delitto colposo contro la salute pubblica.

Fascicoli con indagati non vi sarebbero a Brescia, ma nelle altre procure del Distretto. Rispoli ha anche spiegato che ulteriori denunce riguardano organi gestionali di ospedali e Rsa e personale sanitario e infermieristico. L’indagine è nata dopo le numerose segnalazioni, esposti e denunce presentate in Procura dai parenti delle vittime, in particolare delle persone che sono decedute dopo aver contratto l’infezione nelle strutture sanitarie o nelle Rsa a causa della non tempestiva adozione di misure di prevenzione e della mancanza di dispositivi di protezione individuale.

Si tratta di fascicoli eterogenei tra loro, che comprendono anche quelli contro ignoti, relativi a fatti che non costituiscono reato, o quelli riguardanti esposti anonimi. Alle segnalazioni si sono aggiunte poi quelle di associazioni come il Codacons o dell’Inail, che classifica le infezioni da Coronavirus come infortunio sul lavoro, oltre al lavoro svolto dalla Polizia giudiziaria e dei Nas che nel bresciano hanno effettuato diversi sopralluoghi nelle case di riposo.

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