un primo bilancio

Progetto plasma iperimmune, raccolte mille sacche da Avis. E i bergamaschi spiccano

Nelle unità della nostra provincia, in particolare, il progetto è attivo da agosto. In tre mesi sono stati reclutati oltre 1400 donatori bergamaschi già periodici di plasma; tra questi il 22 per cento è risultato avere anticorpi e, tra gli immunizzati, il 40 per cento ha un titolo anticorpale elevato considerato iperimmune

Progetto plasma iperimmune, raccolte mille sacche da Avis. E i bergamaschi spiccano
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Sono trascorsi sei mesi dall’avvio del progetto del plasma iperimmune promosso da Avis Lombardia insieme alle sezioni provinciali e, in questa prima fase, sono già mille le sacche raccolte. Nelle unità della nostra provincia, in particolare, il progetto è attivo da agosto e come spiegato dalla dottoressa Barbara Giussani, direttore sanitario Avis provinciale Bergamo, «in tre mesi sono stati reclutati oltre 1400 donatori già periodici di plasma. Tra questi il 22 per cento è risultato avere anticorpi e, tra gli immunizzati, il 40 per cento ha un titolo anticorpale elevato considerato iperimmune. Di conseguenza sono stati considerati idonei per il dono di questo prezioso emocomponente ed hanno già donato più volte».

Bergamo, Brescia e Cremona, le città più colite dalla prima ondata della pandemia, sono le sezioni che hanno aderito con maggior convinzione alla raccolta del plasma iperimmune. «Stiamo avendo un’ottima risposta dai nostri donatori – ha sottolineato Oscar Bianchi, presidente Avis Regionale Lombardia -. Il ruolo di Avis è fondamentale non solo per la raccolta del plasma in sé, ma anche per la ricerca scientifica e lo studio del Covid. I donatori avisini aderenti al progetto donano una volta al mese; in questo modo possiamo studiare e analizzare la durata degli anticorpi nell’organismo e fornire ai ricercatori dati sempre aggiornati. Il ruolo degli ospedali è fondamentale per trattare e immunizzare il plasma e usarlo nei pazienti che ne hanno la necessità. Chiamiamo a raccolta i donatori e tutti coloro che sono stati colpiti dal virus, per aiutare chi ora è in prima linea a sconfiggere questo nemico, ancora troppo sconosciuto».

Agli ospedali lombardi spetta poi il compito di ritipizzare il plasma raccolto. «La raccolta va di pari passo all’andamento del contagio – aggiunge Giuseppe Cambiè, direttore sanitario Avis Regionale Lombardia -. Dopo aver avuto dai donatori una risposta molto positiva all’avvio del progetto, nel periodo estivo la ricerca degli anticorpi ha avuto una minore percentuale di successo, in linea con la diminuzione dei contagi. Ora la diffusione del virus è aumentata in modo preoccupante, causando un incremento del numero dei contagi. Di conseguenza ci aspettiamo una nuova risposta. Il nostro modello può essere uno strumento importante per affrontare le conseguenze di una nuova ondata».

L’adesione al progetto verrà proposta ai donatori abituali di plasma che si presentano nel proprio centro trasfusionale con appuntamento per aferesi, previa informativa da parte del medico e richiesta di sottoscrizione del consenso informato. Il donatore verrà sottoposto, contestualmente alla plasmaferesi, a prelievo per ricerca degli anticorpi anti SARS–CoV–2 e al tampone nasofaringeo. Se i dati evidenzieranno un titolo significativo di anticorpi e il tampone risulterà negativo, alla persona verrà chiesto di rendersi disponibile per effettuare almeno una donazione di plasma iperimmune il prima possibile e comunque dopo almeno 14 giorni dalla donazione già effettuata, e una successiva a distanza di almeno 14 giorni.

«Il ruolo di Avis nella raccolta di sangue ed emocomponenti è di primaria importanza – conclude Oscar Bianchi -. Grazie all’impegno delle diverse sedi raggiungiamo il 48 per cento delle unità raccolte. Ora siamo impegnati in questo importante progetto che in parte mi ricorda le primissime donazioni di sangue, braccio a braccio, in cui si raccoglieva il sangue in base alla domanda».

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