Cosa è successo?

Qatargate, magistrati belgi rinunciano all'estradizione della moglie e della figlia di Panzeri

L'ex eurodeputato sta collaborando con gli inquirenti ed è probabile che, come condizione, abbia chiesto la scarcerazione delle due donne

Qatargate, magistrati belgi rinunciano all'estradizione della moglie e della figlia di Panzeri
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I magistrati belgi rinunciano alla consegna di Silvia Panzeri e Maria Dolores Colleoni, rispettivamente figlia e moglie di Antonio Panzeri, l’ex eurodeputato di Calusco d’Adda coinvolto nello scandalo Qatargate.

Cosa è successo?

I dettagli della vicenda sono riportati oggi (mercoledì 25 gennaio) dal Corriere Bergamo: la decisione, si ipotizza, potrebbe derivare dalla disponibilità dimostrata da Panzeri a collaborare con gli inquirenti di Bruxelles. Ciò significa che presto potrebbe arrivare, da parte delle autorità italiane, la revoca degli arresti domiciliari per le due donne, oltre che il venir meno degli altri provvedimenti giudiziari nei loro confronti, forse anche le confische dei conti bancari.

Le puntate precedenti

Le due indagate erano state arrestate lo scorso 9 dicembre su mandato di cattura europeo e, da allora, si trovano agli arresti nelle rispettive abitazioni: l’avvocato 38enne in quella di Milano, la 67enne consorte del politico a casa della sorella a Calusco d’Adda. Il 19 dicembre era stato dato il via libera, dalla Corte d’Appello di Brescia, all’estradizione della Colleoni, mentre per la figlia l’udienza era slittata al 3 e poi al 16 gennaio.

I legali avevano avanzato dubbi sullo stato delle carceri in Belgio, chiedendo un resoconto dal Paese estero prima di procedere a un'eventuale estradizione. Dopo l’invio in ritardo del report, i giudici avevano dato il via libera per la consegna, che però era stata impugnata in Cassazione sia per la Panzeri che per la madre.

Adesso, quindi, arriva la rinuncia (in un documento in lingua francese) inviata da Bruxelles, che è passata attraverso Procura di Milano, Procura generale di Brescia e Corte d’Appello di Brescia: si attende solo il via libera dal Ministero della Giustizia che, se arriverà, porterà alla liberazione delle due donne.

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