Fu costruito in appena 110 giorni

I segreti del circuito di Monza (e si capisce perché tutti lo amano)

I segreti del circuito di Monza (e si capisce perché tutti lo amano)
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Quello di domenica sarà l’ultimo Gran Premio di Monza? Sul destino di uno dei più amati circuiti del mondo pende la controversia con il boss della Formula 1, Bernie Ecclestone, che vuole vendere il prodotto Formula 1 a un prezzo molto più alto dell’attuale. Si dice che senza Monza non c’è Formula 1, e se si guarda alla storia del circuito se ne capisce la ragione.

 

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Un poco di storia. L’autodromo di Monza venne costruito in soli 110 giorni: inizio dei lavori il 15 maggio 1922, primo giro di pista il 28 luglio dello stesso anno. Fu costruito in un luogo molto sensibile dal punto di vista ambientate: il Parco di Monza, uno tra i più importante parchi storici d’Europa, il quarto più grande tra quelli recintati. Il Parco fu voluto nel 1806 da Eugenio di Beaurhanais, vicerè d’Italia, figliastro di Napoleone, come “sfogo” per la grande Villa Reale monzese. Solo Indianapolis, tra gli autodromi oggi in funzione al mondo, è più antico della pista di Monza. Per evitare un impatto troppo pesante sull’antico Parco, si scelse di adattare le strade esistenti, evitando il taglio di troppi alberi.

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Inizialmente si componeva di un doppio circuito, con il rettilineo di partenza e arrivo in comune: quello ovale e quello "classico", a pista stradale. Il primo, dedicato alla pura velocità, aveva le celebri curve inclinate di ben 38 gradi e sopraelevate. I suoi progettisti, gli ingegneri Antonio Beri e Aldo Di Renzo, avevano un obbiettivo da raggiungere: permettere velocità medie elevatissime in condizioni uniformi, evitando cambi di marcia e l’uso dei freni. Quelle curve sono state usate per l’ultima volta in una gara ufficiale nel 1969. Nel 1966 furono invece il set di un film spettacolare, Grand Prix, con la regia di John Frankenheimer. Solo dalla fine degli anni ’90 si è tornati ad interessarsi del suo destino. Comitati e petizioni iniziarono a promuoverne la conservazione, poiché la Sopraelevata era stata una protagonista della storia dell’automobilismo mondiale.

 

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[La McLaren che nel 2005, con Montoya, toccò i 372,6 km/h]

 

Velocità da pazzi. Quello di Monza, per via dei quattro lunghi rettilinei, è il tracciato più veloce della Formula 1, con diversi tratti in cui si toccano punte di velocità pazzesche, sopra i 330 chilometri orari. Proprio qui è stata raggiunta la massima velocità di una monoposto: nel corso di alcuni test, nel 2005, la McLaren motorizzata Mercedes, guidata da Juan Pablo Montoya, toccò i 372,6 chilometri orari.

Tra curve e leggenda. Uno dei punti del circuito di Monza più noti e amati dagli appassionati di F1 è la curva "Parabolica”, l’ultima curva prima del rettilineo del traguardo e che giunge dopo un altro lungo rettilineo che corre parallelo a quello del traguardo. La curva Parabolica fu disegnata e introdotta nel tracciato di Monza a partire dal 1955. Deve il suo nome al fatto che la parte finale riproduce parzialmente un arco di parabola. Prima di allora aveva un disegno simile, ma era pavimentata con il profido, così da essere chiamata “Curva del porfido”.

 

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[La Parabolica di Monza]

 

Le altre curve celebri del circuito sono quella di Biassono, dal nome di uno dei paesi che si affacciano sul parco, che arriva proprio al termine del rettilineo di partenza. È un curvone a largo raggio. Le successive sono le due curve, molto “nervose”, di Lesmo, sempre a destra e chiamate così dal nome di un altro paese limitrofo. L’unica curva a sinistra è quella del Serraglio, che deriva il nome dalla presenza nelle immediate vicinanze del Serraglio, ovvero della casa di caccia del re, dove erano tenuti anche degli animali. Altro passaggio famoso del circuito è la Variante Ascari: in origine si chiamava Curva del Platano o del Vialone, perché passava sopra il grande viale di accesso all’Autodromo; venne poi dedicata ad Alberto Ascari, il grande pilota che morì in questo punto del circuito il 26 maggio 1955. Prima della variante Ascari potete notare che la pista passa sotto un ponte: è quello della Sopraelevata Nord dello storico circuito ovale della velocità.

Rettilinei, salite e discese. Infine c’è il grande rettilineo, quello della partenza e dell’arrivo: è lungo 1.194,40 metri e si chiude con la Prima Variante, una chicane spettacolare: le auto che arrivano a 330 chilometri orari devono poi frenare fino ai 70. Ultima curiosità: il circuito non è piano come sembrerebbe, ma ha lievi salite e discese. Il punto più alto del percorso è dopo la Curva Biassono, mentre dalla Variante Ascari inizia una discesa che porta al punto più basso, cioè la Parabolica. Il tutto per un dislivello di circa 11 metri.

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