la sentenza in appello

Sequestrò e incendiò un bus con a bordo 51 studenti: condanna ridotta da 24 a 19 anni

Ousseynou Sy, 48 anni, originario del Senegal, era accusato di strage, sequestro di persona a fini terroristici, incendio, lesioni, resistenza a pubblico ufficiale. I giudici non hanno riconosciuto l’aggravante della premeditazione al reato di lesioni, che è stata integrata nel reato di attentato

Sequestrò e incendiò un bus con a bordo 51 studenti: condanna ridotta da 24 a 19 anni
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Condanna ridotta da 24 a 19 anni per Ousseynou Sy, l’uomo di 48 anni, originario del Senegal, che a marzo del 2019 aveva dirottato e dato fuoco a un autobus con a bordo 51 studenti della scuola media Vailati di Crema, accompagnati da due insegnanti e una bidella.

Come riportano i colleghi di PrimaCremona, il procuratore generale Lucilla Tontodonati aveva chiesto una condanna a 24 anni per strage, sequestro di persona a fini terroristici, incendio, lesioni, resistenza a pubblico ufficiale.

I giudici della Corte d’Appello di Milano hanno però ridotto la pena a 19 anni, in quanto non è stata riconosciuta l’aggravante della premeditazione al reato di lesioni, che è stata integrata nel reato di attentato. Nel procedimento è stato escluso come responsabile civile il Ministero dell’Istruzione.

Duro il commento alla sentenza da parte dell’assessore regionale alla Sicurezza, Immigrazione e Polizia Locale, Riccardo De Corato, che ha definito la riduzione della condanna «un pessimo segnale». Secondo l’assessore la sentenza è uno «schiaffo in faccia agli ostaggi, alle loro famiglie e agli uomini in divisa. Mi auguro che il sequestratore sconti tutti gli anni di condanna senza ulteriori benefici o riduzioni di pena».

La dinamica dell’incidente

La tragedia era stata sventata grazie al sangue freddo dei ragazzini a bordo del bus, che senza dare nell’occhio erano riusciti a utilizzare i propri telefonini per chiedere aiuto. A metterli in salvo erano intervenuti i carabinieri di San Donato Milanese.

All’indomani del gesto folle, Ousseynou Sy aveva motivato la sua azione dicendo che si era trattata di una sorta di vendetta per tutti i migranti morti in mare. «Le frasi pronunciate dal criminale per cercare di sminuire il suo gesto – ha aggiunto De Corato - non possono attenuare la gravità dell’accaduto».

Il commento del sindaco di Crema

Il primo cittadino di Crema Stefania Bonaldi, intervenuta nel merito della vicenda, ha espresso un giudizio diverso rispetto a quello di Riccardo De Corato.

«Ancorché con una riforma della condanna, probabilmente per un differente computo della pena assegnata per alcuni dei reati commessi, l’impianto della sentenza emessa oggi in secondo grado conferma la sostanza del pronunciamento della Corte d’Assise del luglio scorso, sia per le statuizioni penali che per quelle civili. E non poteva essere altrimenti.

Capiremo nei prossimi giorni il perché della riduzione di pena, che non cambia però la sostanza delle cose: non si accanisce, ma nemmeno derubrica quanto accaduto. Importante il significato anche sul piano psicologico e pedagogico per i ragazzi: chi sbaglia e adotta comportamenti antisociali, mettendo in pericolo la vita degli altri, è chiamato a rispondere delle proprie azioni e pagarne le conseguenze.

Ci auguriamo che ora per i ragazzi e le loro famiglie, ai quali la nostra comunità si è stretta subito in un abbraccio, sia arrivato il momento di chiudere definitivamente il sipario su un fatto grave, che ha comunque segnato la loro esistenza in un momento già di per sé particolarmente delicato, quello della preadolescenza. Che questo epilogo aiuti loro e i loro cari a mettere la parola fine e a voltare, finalmente, pagina».

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