Silvana Erzembergher assolta per incapacità di intendere e volere: passerà 5 anni in una Rems
Il 28 aprile 2022 la donna sparò nel vialetto del suo condominio ai coniugi Casati, uccidendo il marito e gambizzando la moglie: per lei l'obbligo di restare 60 mesi in una residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza (ex ospedale psichiatrico giudiziario)
Assolta in quanto incapace di intendere e di volere: si conclude così la vicenda giudiziaria di Silvana Erzembergher, la pensionata 72enne, ex ambulante, che a Treviglio uccise in un agguato con la rivoltella il vicino di casa Luigi Casati, 62 anni, e gambizzò la moglie Monica Leoni, di 57. L'imputata, comunque, dovrà passare cinque anni alla Rems (residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza, che hanno sostituito gli ospedali psichiatrici giudiziari) di Castiglione delle Stiviere, in provincia di Mantova, a causa della sua pericolosità sociale.
Come riportato dal Corriere Bergamo, la sentenza è arrivata stamattina (martedì 9 maggio), dalla Corte presieduta dal giudice Giovanni Petillo, dopo circa mezz'ora di camera di consiglio. Non è stata inoltre riconosciuta l'aggravante dei futili motivi, richiesta dal pm Guido Schininà, insieme all'assoluzione ma con dieci anni di reclusione in misura di sicurezza.
Nel corso della sua arringa, l'avvocato Andrea Pezzotta aveva invece chiesto che non venisse considerata l'aggravante in questione, in quanto la sua cliente non era in grado di capire che la sua convinzione, ovvero quella di essere perseguitata dai vicini, era invece del tutto falsa. I parenti della Erzembergher, per mezzo del legale, hanno tra l'altro voluto esprimere solidarietà alla moglie di Casati ed al figlio.
La vicenda per cui la donna era finita a processo è del 28 aprile 2022, quando sparò ai due coniugi e lasciò la moglie ferita a terra, vicino al corpo del marito, per poi chiudersi in casa. All'arrivo dei carabinieri, l'avevano trovata ancora con il revolver in mano. La signora Leoni aveva denunciato un anno prima l'anziana perché l'aveva aggredita nel cortile del palazzo con un bastone e l'arma da fuoco, utilizzata per il delitto, doveva essere sequestrata dai militari dell'Arma. A causa di un errore burocratico, ciò non era mai avvenuto.