«Nessun "caso Lombardia", solo province specifiche con numeri di contagi anomali»
Intervenuto a "Mattino Cinque", ha detto una volta in più di non aver potuto imporre la zona rossa in Bergamasca, dove «comunque il virus era già in giro da tempo»
In vista della riapertura del 4 maggio aumenta la preoccupazione per il rischio concreto di un aumento dei contagi e, di conseguenza, torna al centro dell’attenzione il tema delle zone rosse. Argomento che tocca un nervo scoperto nella nostra provincia, dove la sua mancata istituzione tra Alzano e Nembro è costata la vita a migliaia di persone.
Nel merito di una loro possibile futura istituzione, qualora si ripresentassero focolai, è intervenuto questa mattina il presidente regionale Attilio Fontana che, a Mattino Cinque, ha dichiarato che «sarebbe molto più opportuno che fosse un governatore a poter decidere, ma mi si deve mettere a disposizione anche la forza pubblica. Se si devono chiudere 10 Comuni, come è successo nella zona di Codogno, ci vuole una persona che coordini il tutto».
Rispetto alla situazione vissuta dalla Bergamasca (e in particolare dalla Val Seriana), Fontana ha detto di essere «ben cosciente del fatto che non fossi nelle condizioni di farlo. La direttiva del Ministero dell’Interno dell’8 marzo ha chiarito che queste competenze spettano esclusivamente al Governo. Non ci sono state incomprensioni. Quando si è pensato a chiudere forse era già un po’ troppo tardi. Io sono convinto che in quella zona il virus circolasse già da più di un mese».
E a chi parla di “caso Lombardia” visto il numero elevato dei contagi, il governatore Fontana risponde che «in realtà non è un “caso Lombardia” ma Lodi, Cremona, Bergamo, Brescia e Piacenza perché sono i territori che hanno avuto una diffusione anomala del virus».
Anche il presidente del consiglio Giuseppe Conte, arrivato ieri (lunedì 27 aprile) intorno alle 23 per un vertice in prefettura a Bergamo, ha spiegato che «nel momento in cui è stata segnalata l’abbiamo assolutamente considerata. Il contagio appariva già diffuso, non solo nei due comuni ma anche a Bergamo e in Lombardia. Abbiamo chiesto un approfondimento al comitato tecnico scientifico: il 5 marzo è arrivata la relazione e il 7 abbiamo deciso per estendere la zona rossa a tutta la Lombardia».
Parole che però non entrano nel merito delle ragioni per le quali, rispetto a quanto avvenuto a Codogno, Governo o Regione abbiano aspettato così a lungo nel prendere una decisione, scegliendo, alla fine, di non scegliere. Tanto che all’insistenza delle domande da parte di una giornalista il premier Conte è andato via rispondendo spazientito: «Quando governerà lei, scriverà lei i decreti».
Il premier ha infine confermato che il Governo ha un piano preciso per la “fase 2” ed è pronto a intervenire qualora con l’allentamento delle restrizioni si verificasse un nuovo preoccupante aumento dei casi. «Siamo pronti a chiudere nuovamente i rubinetti».