Tragedia di Azzano, la Procura fa ricorso contro la sentenza di condanna di Scapin
Matteo Scapin, 34 anni, di Curno, è stato condannato a 6 anni e 8 mesi per omicidio stradale. L'accusa aveva chiesto 16 anni per duplice omicidio volontario aggravato dalla guida in stato d'ebrezza
Alessio Ferrari, papà di Matteo, il ragazzo che insieme a Luca Carissimi ha perso la vita travolto lungo la Cremasca da una Mini Cooper, lo aveva anticipato in un’intervista concessa in esclusiva a noi di Prima Bergamo. Ieri, giovedì 22 ottobre, la Procura di Bergamo ha presentato ricorso contro la sentenza che ha condannato in abbreviato Matteo Scapin, 34 anni, di Curno, a 6 anni e 8 mesi per omicidio stradale. Un verdetto pronunciato il 13 ottobre scorso e che aveva gettato le famiglie di entrambi i ragazzi, morti rispettivamente all’età di 18 e di 21 anni, in un senso di profondo sconforto.
L'accusa aveva chiesto una condanna a 16 anni per duplice omicidio volontario e guida in stato di ebbrezza. Alessio Ferrari però non ha mai gettato la spugna nel chiedere giustizia per suo figlio Matteo, tanto che nei giorni precedenti la pubblicazione delle motivazioni della sentenza aveva lanciato un appello alla fidanzata di Scapin, Elena Maria Pirovano, chiedendole di chiarire le circostanze che portarono alla morte dei due giovani. Un appello però che è caduto nel vuoto.
«Il rito abbreviato vincola il procedimento alla consultazione degli atti contenuti nel fascicolo – aveva dichiarato Ferrari nell’intervista a noi concessa -. Ma la sentenza e quindi le motivazioni non hanno tenuto conto di molti elementi oggettivi presenti in quelle carte». Tra questi, secondo il genitore e i magistrati, il video in mano agli inquirenti che riprenderebbe la scena dello schianto tra la Mini Cooper guidata da Scapin e la Vespa con a bordo i due giovani. Domenica 25 ottobre, a Sotto il Monte, verrà celebrata una funzione religiosa in suffragio ai due ragazzi.
Le motivazioni della sentenza. Determinanti, ai fini della condanna e della riqualificazione del reato, sarebbero stati sia la perizia dell’esperto chiamato dal Tribunale per ricostruire la dinamica dello schianto, sia il comportamento di Scapin, il cui carattere è stato definito dal giudice Massimiliano Magliacani come docile e incapace di vendicarsi di torti subiti con gesti estremamente violenti. Nonostante le avances che la fidanzata del 34enne ha detto di aver subito da parte dei due ragazzi nel corso di una serata al Setai, l’imputato non avrebbe mai fatto ricorso alla violenza, chiamando invece il personale di vigilanza e attendendo la chiusura del locale prima di allontanarsi. Comportamento che deporrebbe a favore di una personalità non violenta.
I fatti. L’episodio risale alla notte tra il 3 e il 4 agosto del 2019. Scapin e la fidanzata saliti in macchina sarebbero stati raggiunti da Luca e Matteo che avrebbero rotto il lunotto posteriore della Mini. Il desiderio di vendetta, secondo l’accusa, avrebbe spinto Scapin a speronare la Vespa. La difesa, al contrario, ha sostenuto che l’incidente si è verificato per un errore commesso da Scapin mentre alla guida (in evidente stato di ebrezza) nato dallo spavento per il botto causato dal vetro in frantumi. Tesi che è stata avallata dal giudice sulla base di alcuni indizi raccolti nel corso delle indagini.