Dopo la strage a Orlando

Usa, i numeri impressionanti delle vittime da arma da fuoco

Usa, i numeri impressionanti delle vittime da arma da fuoco
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316.545 contro 36. Sono i numeri del confronto sulle morti causate sul suolo americano dalle armi da fuoco e dal terrorismo tra il 2004 e il 2013. A fornire questi dati il Dipartimento di Stato e i Centers for Disease Control and Prevention, dai quali emerge che quella di Orlando è solo l’ultima di una lunghissima serie di stragi compiute grazie al secondo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d’America, che garantisce a ogni cittadino il diritto di possedere un’arma da fuoco. A causare questi oltre 300mila morti non ci sono solo le stragi, ma anche suicidi e incidenti provocati da un uso errato delle armi. Nel numero non sono conteggiate le vittime provocate dal fuoco sparato dalle forze dell’ordine. Quelli del 2013 sono i dati più recenti che si hanno a disposizione, e affermano che solo in quell’anno ci sono stati 33.169 morti, così suddivisi: 11.203 omicidi,  21.175 suicidi, 505 incidenti e 281 decessi con motivazioni ancora incerte. Una cifra che è pari a un terzo dei soldati americani morti durante l’intero conflitto in Vietnam.

 

 

Il confronto con le vittime di terrorismo. Il presidente Obama, di fronte a questi dati, ha invocato nuovamente una riforma e invitato i media a fare un confronto con le vittime del terrorismo. Se si esclude l’11 settembre 2001, anno in cui in un solo giorno morirono 2689 persone, ogni anno in America sono morte mai più di poche decine di persone per attacchi terroristici, contro le oltre 11mila vittime che ogni anno si registrano per un uso sconsiderato ed eccessivo delle armi da fuoco detenute da privati cittadini, che si uccidono tra loro 297 volte in più del Giappone, 49 volte in più che in Francia e 33 volte in più rispetto a Israele. In particolare, nelle scuole nel solo 2015 si è registrata una sparatoria alla settimana, e quella dell’Oregon è la 294esima sparatoria dall’inizio dell’anno.

 

 

Come si acquista un’arma negli Usa. Su 318 milioni di abitanti negli Stati Uniti circolano 310 milioni di armi acquistabili praticamente ovunque. In linea di massima chiunque abbia più di 21 anni, in quasi tutti gli Stati americani, può acquistare una pistola, mentre i maggiori di 18 anni possono acquistare un fucile o un fucile a canna liscia. Per l’acquisto è richiesto un documento di identità, in modo da registrare i dati e associarli a quelli dell’arma e verificare che la fedina penale sia pulita. Se il cliente vuole comprare più armi in un periodo di tempo inferiore ai cinque giorni, l’esercente deve inviare una notifica al Bureau of Alcohol, Tobacco, Firearms and Explosives. Non possono acquistare armi i tossicodipendenti, i fuggitivi e le persone con disturbi psichici, ma spesso i problemi mentali vengono taciuti ai database di controllo per via della privacy. Per aggirare i controlli si può ricorrere alla vendita di armi tra privati, che in America è legale.

Il desiderio di riforma di Obama. La riforma della legge sulle armi è un impegno che il Presidente Obama ha auspicato più volte. Addirittura una delle tante stragi è avvenuta mentre il numero uno della Casa Bianca stava tenendo un discorso sull’opportunità di varare leggi più restrittive sul possesso di armi. Al cuore degli ultimi discorsi pronunciati da Obama c’è la denuncia che l’America spende ogni anno somme altissime nella lotta al terrorismo mentre «il Congresso esplicitamente vieta anche la raccolta di dati su come si potrebbero potenzialmente ridurre i decessi pistola. Come può essere?». Un chiaro riferimento al fatto che nel 2013 il Senato bocciò un passaggio chiave della riforma della legge, che riguardava l'estensione dei controlli a tutte le transazioni riguardanti armi. Da allora, anche a causa dell’introduzione da parte dei singoli stati di leggi che impediscono alle norme federali di intromettersi nella questione della vendita di armi, la riforma della legge è in una situazione di stallo. E a poco è valso il blando intervento della Casa Bianca, l'unico possibile senza il sostegno del Congresso, a inizio gennaio.

 

 

La lobby delle armi. Nel 1994 la vendita delle armi era stata vietata per sette anni dall’allora presidente Bill Clinton, ma il suo successore, George W.Bush, nel 2001 non rinnovò il divieto preferendo ascoltare le richieste della NRA (National Rifle Association), la più importante lobby dei possessori di armi, e della maggioranza dell’elettorato americano, che si appella al secondo emendamento. E quella delle armi è una lobby potentissima in America, che da decenni gestisce un grande potere negli ambienti politici americani, generando un fatturato che si aggira sui trenta miliardi di dollari all’anno. A partire dagli anni ’80 la lobby ha creato una vera e propria strategia del bisogno nei cittadini americani, facendo leva sulle loro paure, partendo da quella nei confronti dei cittadini di colore.

I corsi di formazione per i bambini. Ogni anno le lobby delle armi organizzano nelle scuole dei corsi di formazione volti a usare correttamente un’arma e a instillare nelle giovani generazioni il concetto di “violenza buona”. Insegnano a sparare e a come ci si può divertire al poligono di tiro. Il tutto rivolto a bambini dai 3 ai 5 anni, in un Paese dove gli ovetti Kinder sono vietati per legge perché pericolosi a causa della sorpresa contenuta e la cui detenzione in un poligono di tiro è multata con un’ammenda pari a 2500 dollari.

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