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Verbale sulla zona rossa, Conte: «Ne sono venuto a conoscenza soltanto due giorni dopo». Ma c'è un ma...

Tuttavia, c'è un’incongruenza. Stando al libro “Come nasce un’epidemia”, scritto da tre giornalisti del Corriere della Sera, il premier avrebbe detto ai pm di non aver mai visto quel verbale

Verbale sulla zona rossa, Conte: «Ne sono venuto a conoscenza soltanto due giorni dopo». Ma c'è un ma...
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«Del verbale del 3 marzo ne sono venuto a conoscenza il giorno 5. Non riferisco di quel che ho detto ai pm di Bergamo, ho il vincolo del segreto istruttorio. Alcuni fatti li ho anticipati: il giorno 3 è il verbale, ne vengo a conoscenza il 5 e a margine del Cdm facciamo una valutazione sulla proposta di adottare una cintura rossa per Alzano e Nembro».

È quanto ha dichiarato il presidente del consiglio Giuseppe Conte, al termine di una conferenza stampa allestita nella serata di venerdì 7 luglio a Palazzo Chigi dopo l’approvazione del decreto Agosto. Il tema è ovviamente quello della mancata zona rossa nei due comuni della Val Seriana, dopo che nella giornata di venerdì 7 agosto è stato reso noto da Regione Lombardia un verbale in cui il Comitato tecnico scientifico (d’accordo con le autorità regionali) chiedeva l’adozione di misure più stringenti per limitare i contagi.

Il premier ha poi spiegato che il 5 marzo, al termine del Consiglio dei Ministri, il Ministero della Salute avrebbe chiesto un approfondimento al Comitato tecnico scientifico che sarebbe stato inoltrato a Conte la sera stessa. La zona rossa sarebbe stata quindi predisposta, ma il dubbio del Governo era che in una situazione compromessa a tal punto non avrebbe sortito gli effetti desiderati. Per questa ragione si arriverà, infine, alla famosa “zona arancione” per tutta la Lombardia. «Il governo si è assunto sempre la responsabilità politica delle proprie decisioni – evidenzia Conte -, nel segno della discrezionalità politica e non ritenendo mai di dover delegare ad altri, in particolare agli scienziati, la responsabilità delle decisioni».

Tuttavia, dalle parole del premier emerge un’incongruenza. Stando a quanto pubblicato nel libro “Come nasce un’epidemia”, scritto da tre giornalisti del Corriere della Sera, Conte avrebbe detto ai pm di non aver mai visto quel verbale del Comitato tecnico scientifico. Però era a conoscenza del problema, tanto da chiedere un approfondimento il 4 marzo.

A parlare chiaro però ci pensano i numeri: Codogno è stata dichiarata zona rossa dall'Esecutivo dopo che erano stati accertati 16 casi positivi al Covid. Il 3 marzo gli esperti del Comitato tecnico scientifico ricevono i dati di Alzano Lombardo e Nembro che denunciano «oltre 20 casi» (in realtà sono molti di più) e suggeriscono di adottare una misura analoga. In provincia di Bergamo si raduna un numero assai elevato di carabinieri, poliziotti, uomini dell'Esercito e della Guardia di Finanza. Tutto sembra ormai far presagire una chiusura imminente dei due Comuni, cosa che non avverrà mai. La domanda, quindi, è: perchè davanti all'estrema velocità di propagazione del contagio, nella Bergamasca, si è atteso tanto?

Oltre alle varie prese di posizione da parte del mondo politico, tra chi accusa il Governo di essersi sottratto alle proprie responsabilità e chi parla di concorso di colpa tra Regione e Governo per la mancata zona rossa in Valle, nel merito è intervenuto anche il comitato “Noi denunceremo – Verità e Giustizia per le vittime di Covid-19” che in una nota chiede la desecretazione e la pubblicazione di tutti i verbali.

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