Ma le vittime di Coronavirus sono veramente morte per colpa del Coronavirus?
Sì, perché tali vengono ritenute dall'Istituto Superiore di Sanità. Ma vanno valutati anche elementi ulteriori

Attualmente, sono quattro le vittime in Bergamasca legate al contagio di Coronavirus in corso. Si tratta di due 84enni, un 83enne e un 88enne, ultima vittima, confermata nel tardo pomeriggio di ieri, giovedì 27 febbraio. Tutti uomini, tutti anziane, tutti con patologie pregresse che li avevano già indeboliti e uno stato di salute compromesso.
Questi i dati di fatto, che fanno sorgere spontanea, però, una domanda: è giusto allora dire che si tratta di vittime del Coronavirus? Se lo chiedono in molti, e sono sempre di più le persone che davanti "all'anagrafica" delle vittime, iniziano a sospettare che in realtà il Coronavirus c'entri poco con questi decessi, arrivando anche ad accusare i media di eccessivo allarmismo, di voler lucrare sulla situazione per fare click e lettori. Senza voler entrare in aspetti di deontologia professionale, senza puntare il dito su nessuno e senza vestire i panni degli avvocati difensori di una categoria (quella dei giornalisti) che talvolta è oggettivamente difficile da difendere, è bene fare un po' di chiarezza.
Dopo la crisi dei primi giorni, a inizio settimana è stato reso noto che sarebbe stato solo l'Istituto Superiore di Sanità a confermare ufficialmente ogni singolo caso sia di contagio che di decesso legato al Coronavirus. Ogni notizia medica al riguardo, dunque, deve passare dalla valutazione del massimo ente tecnico-scientifico del Servizio sanitario nazionale. Pertanto, le quattro vittime finora riscontrate in Bergamasca e descritte come «vittime del Coronavirus» sono tali in quanto confermate tali dell'Istituto Superiore di Sanità.
Fatta questa doverosa premessa, non si può non tenere conto dell'età di queste vittime e, soprattutto, del loro stato di salute nel momento in cui sono state contagiate. Detto volgarmente, il Coronavirus è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, l'elemento ultimo di situazioni patologiche già complicate di per sé. A risultare letale poteva anche essere una "normale" polmonite o un'altra patologia, lo è invece stato il Coronavirus. La differenza sta nel fatto che quest'ultima patologia, a differenza di una polmonite o di altre, è un virus ancora tutto da scoprire, in fase di studio da parte degli esperti, e quindi decisamente più delicato da trattare e affrontare. Ogni vittima rappresenta dunque una notizia triste, una tragedia per familiari e conoscenti, ma anche un piccolo tassello in più nel mosaico che i ricercatori dell'Istituto Superiore di Sanità stanno cercando di comporre per avere un quadro completo sul Coronavirus.