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“Povere creature!” ci libera dai pregiudizi sessuali

In un mondo pieno di sovrastrutture e regole morali, l’unica davvero normale è la creatura “mostruosa”

“Povere creature!” ci libera dai pregiudizi sessuali
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Di Fabio Busi

Un “Frankenstein” femminista, la cui mostruosità non è altro che purezza fanciullesca, in un mondo pieno di sovrastrutture, schemi, convenzioni. Sono le regole a cui le persone si sottopongono. Ma Bella no. Bella è una donna avvenente con il cervello di un bambino (un esperimento), e la sua follia - agli occhi di tutti - sta proprio nel non seguire i rassicuranti binari del buon costume. È la protagonista di “Povere creature!” di Yorgos Lanthimos.

L'amore e la sessualità non seguono dunque la morale comune, negli atteggiamenti della creatura, ma il semplice principio del piacere, in un primo momento. Poi, con l'esperienza, la donna intraprende un percorso di affermazione che non si lascia tuttavia condizionare da quelle che sono le norme dell'apparenza, ma vive delle spinte dell'intelligenza, rifiutando di fatto ogni sorta di sottomissione, anche quando veste i panni della prostituta.

Un modo obliquo per dire che le sovrastrutture, quella che definiamo educazione, le buone maniere, altro non fanno che smorzare l'energia e la carica di ribellione (anche artistica) che un bambino possiede. Bella può tradurre in atto le pulsioni di un fanciullo che non si è ancora fatto intrappolare dalla società.

Questo si dipana in una serie di sequenze febbrili, inquietanti, deformate dal grandangolo o enfatizzate da coloriture sgargianti. Emma Stone danza e fa sesso come una dannata, senza paura delle malelingue. Bella coglie le ipocrisie e i difetti del mondo senza paura di venire respinta, perché in fin dei conti non ha nulla da perdere. O meglio: non lo sa ancora.

Lanthimos costruisce uno scenario angoscioso, ossessivo e buffamente horror. C'è qualcosa di innaturale nei gesti della donna, ma tutto concorre a costruire una visione alterata, claustrofobica. Non c'è niente di normale perché il mondo è frutto di infinite storture e costrizioni. L'unica normale, in realtà, è proprio Bella.

Difetto dell'opera è costruire troppe aspettative, salvo poi avere meno assi nella manica di quelli che era lecito aspettarsi. L'idea di fondo è chiara e forte, ma Lanthimos si perde in una descrizione troppo puntuale (seppur esteticamente vibrante). Per quanto divertenti e stranianti, i rapporti sessuali che intrattiene la ragazza possono interessare fino a un certo punto. C'è sicuramente dell’autocompiacimento.

Tante diavolerie visive, musiche psichedeliche, ma l'ascesa sociale di Bella sarebbe stata più convincente con un maggior dispiegamento di contenuti.

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