Che commercio sarà

Il Comune di Bergamo vuole tenere fuori dalla città i colossi della logistica

Uno studio del Politecnico a supporto del Pgt traccia le linee della Bergamo di domani, tra negozi di vicinato e attività artigianali

Il Comune di Bergamo vuole tenere fuori dalla città i colossi della logistica
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di Wainer Preda

Hanno mappato quasi 4 mila attività in gran parte della città, per vedere come si muove il commercio e provare a regolamentare gli scenari futuri. È un lavoro enorme, durato due anni, quello effettuato da Luca Tamini e Giorgio Limonta del Politecnico di Milano, per conto del Comune di Bergamo. Serve a supportare, insieme ad altri documenti, il Piano di governo del territorio (Pgt) in discussione in questi giorni in consiglio comunale.

Dalla ricerca dei due luminari è uscito un quadro dettagliatissimo, vetrina dopo vetrina, che consentirà all’Amministrazione di dare un carattere alle diverse zone della città, constatarne le criticità e studiare strategie per porvi rimedio.

La mappa delle attività

Lo studio ha preso in esame 3.887 attività. Di queste 2.408 si trovano all’interno del Distretto urbano del commercio (il cosiddetto Duc che comprende il centro, Città Alta, Borgo Palazzo, Santa Caterina e Pignolo). Mentre altre 1.479 sono distribuite in dieci quartieri (Loreto nord, Santa Lucia, Longuelo, Villaggio Sposi, Colognola, Malpensata, Boccaleone, Celadina, Redona e Monterosso) oltre alle cosiddette “aggregazioni lineari”, ovvero gli assi commerciali lungo le vie Broseta, Moroni, San Bernardino, Mai, Ghislandi-Bronzetti, Suardi, Corridoni ovest, Baioni, Ruggeri da Stabello e Borgo Palazzo.

In centro negozi e agenzie

Ebbene, secondo le rilevazioni effettuate nel 2020, all’interno del Duc circa 3 attività su 10 sono relative al commercio al dettaglio dei negozi di vicinato, delle medie strutture e delle grandi strutture di vendita. Sono 845 i negozi e affini, il 35,1% del totale delle attività. Segue il terziario direzionale, che comprende attività d’istruzione, studi medici, servizi veterinari, telefonia, servizi postali, spazi espositivi.

Ma soprattutto una notevole presenza di agenzie immobiliari e finanziarie. Sono 393, pari al 16,3% del totale. L’artigianato - considerati i servizi alla persona, la riparazioni di beni di consumo, servizi agli edifici e al paesaggio, manutenzione di veicoli - conta in tutto 382 attività (il 15,9%). La somministrazione di alimenti e bevande - leggasi bar e ristoranti - riguarda invece 325 attività (13,5%). Secondo la ricerca, la dismissione e lo sfitto di locali posti al piano terra riguardava 398 ex attività (16,5%) al momento della rilevazione.

Nei quartieri più artigianato

Diversa la situazione negli ambiti fuori dal Duc, presi in considerazione. I rilievi, effettuati nel 2021, indicano che le attività prominenti nei quartieri sono quelle artigianali. Ce ne sono 345 (il 24,2% del totale e l’8% in più rispetto a centro, Città Alta e borghi). Al contrario (...)

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