Bosatelli, a titolo personale, sull'offerta di Intesa per Ubi: «Inaccettabile, ci perde il territorio»
Il patron di Gewiss: «Non mi va di sentirmi dire dai giornali che qualcuno ci compra. Nessuno sapeva niente. È una questione di stile»
di Andrea Rossetti
Nella tarda mattinata di venerdì 21 febbraio, a margine della conferenza indetta per mettere al corrente la stampa dell'avanzamento dei lavori di realizzazione dell'avveniristico quartiere Chorus Life nell'area dell'ex Ote a Bergamo, Domenico Bosatelli, Cavaliere al lavoro e patron della Gewiss, ha anche parlato «a titolo puramente personale» del caso Ubi e dell'offerta di acquisizione della banca presentata da Intesa, pari a quasi cinque miliardi di euro. Bosatelli, infatti, attraverso la Polifin detiene il 2,85% delle azioni dell'istituto, è primo azionista privato e, soprattutto, è stato tra i principali fautori del Car, il Comitato azionisti di riferimento che detiene oggi circa il 18 per cento del capitale di Ubi.
«Come Car ci siamo già espressi - ha detto il patron della Gewiss facendo riferimento alla comunicazione diffusa il 20 febbraio dal Comitato che ha definito l'offerta ostile e inaccettabile -. Quella è la nostra posizione. Personalmente, posso dire che ho investito in Ubi perché lo ritengo un ottimo business, ma soprattutto perché rappresenta una grande realtà socio-economica del nostro territorio ed è questa la cosa che a me preme maggiormente sottolineare e tutelare».
Facendo più volte presente che le sue parole sono i pensieri di un «semplice azionista», Bosatelli ha poi aggiunto: «Ubi è una banca efficiente, guidata da un'ottima governance e con dipendenti di alto livello. Il potenziale di crescita è enorme e io credo in questa crescita. In più, è la "mucca Carolina" che dà latte a tutto il territorio. Il risvolto sociale che ha l'attività di Ubi è assolutamente preminente dal mio punto di vista». È proprio questo il tema che, secondo Bosatelli, va tenuto maggiormente in considerazione nall'analizzare l'offerta di Intesa: «Capisco che finanziariamente il piano di Intesa sia interessante. Diventerebbe un istituto di livello mondiale, con una leadership europea importante. Contesto le modalità, però. Non mi va di sentirmi dire dai giornali che qualcuno ci compra. Nessuno sapeva niente. Messina (ad di Intesa, ndr) fa il suo lavoro, ci mancherebbe, ma non può decidere lui tutto. È una questione di stile».
«La mattina del 17 febbraio il nostro bravissimo ad Massiah aveva presentato un Piano industriale da qui al 2022 ambizioso ma realizzabile, un bellissimo Piano industriale che prevede una crescita importante di Ubi da qui ai prossimi tre anni. Secondo voi l'avrebbe fatto se avesse saputo dell'imminente offerta di Intesa? Un'offerta che non tiene conto delle prospettive di crescita di Ubi, per di più. Quei soldi sono inferiori al quaranta per cento del valore che Ubi potrebbe arrivare ad avere. Certo - ha poi aggiunto Bosatelli -, io ragiono in un'ottica di investimento a medio-lungo termine perché, come detto, credo soprattutto nel valore sociale che ha Ubi. Se invece qualcuno è più interessato ai soldi farà le sue valutazioni...». Quest'ultimo riferimento è ai fondi d'investimento stranieri che ormai da un paio di anni detengono quasi la metà del capitale complessivo di Ubi. E sono proprio loro quelli che potrebbero guardare con maggior interesse all'offerta di Intesa, non avendo alcun interesse al "bene" del territorio. «Faranno la loro valutazione. Noi del Car ci siamo espressi all'unanimità e il mio punto di vista personale è quello che vi ho esposto. Vedremo».