Cgil, Cisl e Uil sulla protesta dei Cobas in Dhl: «Perché mobilitarsi a trattativa conclusa?»
«Tra gli 8 e i 12mila euro per il disagio temporaneo della riduzione di orario a chi viene trasferito. Chi oggi muove critiche ben conosceva i termini della vertenza»
Il 27 dicembre si chiuderà un’epoca per lo scalo di Orio al Serio. Quel giorno partirà l’ultimo volo merci di Dhl. Arriva così a conclusione il lungo processo di riorganizzazione del colosso della logistica che si è progressivamente sfilato dallo scalo di Bergamo, per concentrare l’operatività a Malpensa e Montichiari. L’ufficialità della chiusura era arrivata nel luglio scorso e per maggio 2022 è previsto il definitivo trasferimento degli operativi dei magazzini, mentre resta a Bergamo l’80% dell’organico, cioè i lavoratori degli uffici.
Per i 374 lavoratori di Dhl (297 persone negli uffici e 77 lavoratori operativi in magazzino), da almeno tre anni era stato avviato un confronto che, dopo una prima intesa nel 2019, si è concluso il 30 novembre scorso con la firma di un secondo accordo territoriale. A siglarlo sono stati i rappresentanti di Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti-Uil.
L’intesa è stata oggetto, di recente, di aspre critiche da parte del sindacato di base Cobas «che ben conosceva i termini della vertenza: perché allora mobilitarsi a trattativa conclusa con rivendicazioni che fino a ieri non c’erano? Stiamo discutendo del processo di chiusura dal 2018, ma certo è più semplice presentare le proprie rivendicazioni a firma avvenuta», commentano oggi i rappresentanti dei tre sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil.
«L’intesa raggiunta al termine di questo percorso è la migliore che siamo riusciti a ottenere. Circa il 20% dei dipendenti diretti di Dhl subiranno, a giugno, il trasferimento nello scalo di Montichiari. Avremmo voluto evitarlo? Certo, ma Dhl ha preso la sua decisione. Ora, secondo i termini dell’accordo territoriale che abbiamo firmato - e solo ed esclusivamente qualora i singoli lavoratori lo accettino, visto che si applica solo su base volontaria – l’azienda applicherà una riduzione temporanea di orario (per un anno) e dunque di stipendio, per poi ripristinare le condizioni orarie e salariali precedenti. Siamo riusciti a tamponare il danno e la perdita prevedendo l’erogazione di una somma (una tantum) che varia dagli 8mila ai 12mila euro per ciascun lavoratore coinvolto» spiegano oggi Marco Sala della Filt-Cgil, Pasquale Salvatore della Fit-Cisl, Ivana Ditanno di Uiltrasporti-Uil di Bergamo.
Qualora il lavoratore trasferito non accetti di applicare l’accordo territoriale, il trasferimento a Montichiari avverrà secondo quanto previsto dal contratto nazionale: «E cioè a condizioni ben peggiori rispetto a quanto ottenuto in trattativa. Chi non accetta la riduzione volontaria manterrà il proprio orario e il proprio stipendio, ma con il disagio di spostarsi fino a Montichiari, e senza una tantum. Si tenga conto che il contratto nazionale prevede una sola mensilità in più in caso di trasferimento, una differenza piuttosto considerevole. Avevamo, a più riprese, chiesto auto aziendali o navette, ma non c’è stato margine di trattativa su questo punto, l’azienda non ha voluto sentire ragioni».
«C’è poi da sottolineare che il restante 80% dell’organico continuerà a lavorare a Bergamo, proprio a seguito dell’accordo che abbiamo raggiunto nel 2019 sulla cosiddetta continuità territoriale ” proseguono i tre sindacalisti. “Per il momento, sono 33 gli operativi che dovranno iniziare a lavorare a Montichiari: 10 di loro hanno aderito alla proposta su base volontaria. A giugno, poi, è prevista l’apertura di un tavolo con i rappresentanti dell’azienda, le Rsu e i sindacati per cercare di definire part time verticali su 2-3 giorni, in modo che si riducano al minimo i viaggi di andata e ritorno».