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I primi venticinque anni della città nella nostra città: buon compleanno a Oriocenter!

Il mall è il più grande e affermato guilty pleasure di decine di migliaia di persone. In un quarto di secolo è diventato un punto di riferimento per tutti

I primi venticinque anni della città nella nostra città: buon compleanno a Oriocenter!
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di Matteo Rizzi

In una recente intervista, il noto rapper Guè (storico membro dei Club Dogo) ha descritto così il fenomeno dei Måneskin: «In pochi dicono apertamente di ascoltarli, ma poi riempiono gli stadi». Ora, al netto di un fact checking che probabilmente smentirebbe in tronco la premessa del rapper (tradotto: non è vero che in pochi dicono apertamente di ascoltare i Måneskin, anzi), quello che dice Guè calzerebbe alla perfezione anche su Oriocenter.

Perché Oriocenter è un simbolo della nostra epoca e ne incarna i valori dominanti. E da che mondo è mondo la nostra epoca è sempre peggio di quelle prima. Andare a Oriocenter piace, o perlomeno capita a tutti, anche ai suoi detrattori. Molto probabilmente qualcuno commenterà questo articolo dichiarando orgogliosamente di non andarci mai, magari di preferire le piccole botteghe e i negozi di vicinato. Eppure in questi venticinque anni la probabilità di incontrare qualcuno che non abbia mai messo piede «all'Oriocenter», come si dice dalle nostre parti, è bassissima.

 

Si potrebbe dire che Oriocenter, come i Måneskin secondo Guè, sia il più grande e affermato guilty pleasure di decine di migliaia di persone. Se a queste si aggiungono le altrettante decine di migliaia che invece non si fanno di questi problemi e frequentano il mall con costanza, entusiasmo e senza inutili paranoie, ecco che si arriva in fretta a capire come sia accaduto che Oriocenter, in un quarto di secolo, sia passato dall'essere un centro commerciale tra i tanti che sorgevano in quel periodo all'imporsi come una sorta di citta nella città, in cui lo shopping è solo una delle tantissime cose che si possono fare al suo interno.

Ecco perché il venticinquesimo compleanno di Oriocenter non è solo un pin su una storia di plateale successo, ma l'occasione per tutti di capire perché un luogo che ai tempi della sua fondazione rappresentava il nuovo che fa paura (e che per certi versi lo rappresenta ancora, secondo molti) non abbia mai dato, in tutti questi anni, segnali differenti rispetto alla sensazione che la sua crescita fosse inarrestabile e continua. Il grande paradosso e forse il grande segreto del mall è che mentre si faceva via via più europeo, più internazionale grazie anche alla crescente sinergia con l'aeroporto dirimpettaio che cresceva parallelamente con un'intensità simile, è riuscito a mantenere una vocazione territoriale marcata e preponderante. Quella di Oriocenter è una vocazione territoriale che si traduce in migliaia di posti di lavoro e in milioni di visitatori ogni anno, i quali, scettici o meno che siano, sanno benissimo in qualsiasi momento della loro vita che la maggior parte delle loro esigenze commerciali trovano una risposta in via Portico.

Altro dettaglio non trascurabile è la sensibilità con cui negli anni i vari establishment che si sono succeduti nei centri decisionali di Oriocenter hanno sempre saputo interpretare i dati e le analisi di mercato, riuscendo come pochi altri centri simili a intercettare e per certi versi anticipare le richieste di fasce di visitatori di tutte le età, re-inventandosi ogni volta e offrendosi come punto di riferimento per tutti.

E così promozioni estese semplici, immediate e partecipative hanno contribuito alla sensazione generale che, bene o male, almeno un'offerta allettante all'interno del mall ci sia in qualsiasi momento; le iniziative di intrattenimento, a partire dallo sport (oltre al legame ovvio con l'Atalanta, con Percassi a fare da collante, anche la sponsorizzazione di una delle eccellenze bergamasche in ambito sportivo, ovvero l'Atletica Bergamo) e continuando con i mondi più disparati, dal gaming alle sagre (ad esempio le ospitate del Ducato di Piazza Pontida), hanno fatto un lento ma costante labor limae della percezione del mall come uno spazio in cui andare a divertirsi e non solo a fare compere.

Si potrebbero menzionare altri settori, da quello medico a quello sociale, in cui il mall si è mosso negli anni in una strategia di comunicazione di sé sempre lungimirante e ben focalizzata, ma essendo il 2023 l'anno di Bergamo e Brescia Capitale della Cultura è il caso di ricordare l'impegno alla divulgazione culturale che ha sempre fatto da sottofondo all'intera vita del centro commerciale. Gli eventi di quest'anno, in particolare, sono entrati nel palinsesto ufficiale del Bergamo e Brescia: un riconoscimento che vale più di tante parole rispetto alla validità di questo impegno.

Alberto De Pisis con il direttore di Oriocenter Ruggero Pizzagalli

Insomma, senza tirarla troppo per le lunghe: Oriocenter compie venticinque anni e ci dice molto di quello che siamo, di quali sono le esigenze di tante fasce di popolazione, dalla leggerezza mainstream della Discoteca Nazionale del 2019 alle nicchie del Settima Arte Festival o delle esposizioni di cracking art. Senza ovviamente dimenticarsi della missione primaria, ovvero lo shopping: pochi i paragoni europei con le oltre trecento attività attualmente aperte, che rappresentano praticamente ogni categoria merceologica immaginabile.

Il venticinquesimo compleanno di Oriocenter, in ogni caso, è stato festeggiato nella mattina di oggi (5 dicembre) con un evento ospitato dalle sale di Uci Orio in cui si sono ripercorsi alcuni momenti salienti di questi anni. I veri protagonisti di questo evento sono stati i rappresentanti dei 38 negozi (in totale un centinaio di dipendenti) che sono presenti a Oriocenter dal giorno zero. Queste attività e queste persone hanno ricevuto un riconoscimento da parte del mall.

Una foto "d'epoca" di Oriocenter, storica food court

Un esempio è Barbara, da 25 anni store manager del negozio Chicco, che dei primi anni di Oriocenter ha ricordato la frenesia in occasione dei sald, e le code lunghissime di clienti che si accalcavano all'ingresso il sabato mattina: «Il centro è cambiato negli anni, inizialmente era il punto di riferimento per lo shopping; mentre con le aperture domenicali è diventato il punto di riferimento per passare qualche ora con la famiglia, per un pranzo in un ambiente caldo o fresco, a seconda della stagione; con l'ingresso del cinema e l'ampliamento della zona food court, poi, è diventato un centro di aggregazione anche per i più giovani. Per noi dipendenti, inoltre, lavorare a Oriocenter ha molti lati positivi, in primis commercialmente la galleria offre diverse proposte per tutte le categorie merceologiche e di questi servizi beneficiamo personalmente e quotidianamente; lavoriamo inoltre in sicurezza grazie ai supporti di vigilanza e presidio della Croce Rossa, abbiamo condizioni favorevoli di parcheggio e siamo sempre in un ambiente climatico ottimale».

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