L'inchiesta

Rimborsopoli, condanne tra prescrizioni e conferme per gli ex consiglieri regionali bergamaschi

Per i quattro coinvolti la Cassazione ha deciso per due conferme e due annullamenti per prescrizione

Rimborsopoli, condanne tra prescrizioni e conferme per gli ex consiglieri regionali bergamaschi
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Poco più di tre milioni di euro: questi i soldi pubblici con cui, secondo la maxi inchiesta nota come "rimborsopoli", una sessantina di consiglieri regionali lombardi si erano fatti rimborsare varie spese tra il 2008 e il 2011. Tra queste figuravano pranzi, cene, caffè, rinfreschi, aperitivi, gratta e vinci, computer. A oltre dieci anni di distanza, la Cassazione ha annullato la maggior parte delle condanne.

Nel luglio 2021, una quarantina di ex consiglieri regionali della Lombardia erano stati condannati in secondo grado. Oggi, la Cassazione ha annullato senza rinvio per prescrizione i fatti avvenuti fino al 2009. Per quelli successivi, la Corte Suprema ha riqualificato l'accusa di peculato in indebita percezione di erogazioni pubbliche, dichiarando quindi per una parte degli ex consiglieri lombardi la prescrizione.

Per i quattro ex consiglieri bergamaschi coinvolti, la Cassazione ha deciso per due conferme e due annullamenti per prescrizione. Tra le due conferme ci sono Giosuè Frosio, ex leghista a cui erano stati contestati rimborsi per 39.596 euro, condannato a due anni e due mesi, ed Elisabetta Fatuzzo, allora consigliere regionale dei Pensionati, che era stata condannata in primo e secondo grado a scontare un anno e cinque mesi per la cifra di circa 22 mila euro.

Come riporta Corriere Bergamo, le due condanne sarebbero formalmente confermate, ma pare che entrambi i ricorsi fossero stati giudicati «improcedibili» per via di un problema di forma. Frosio, contattato dal quotidiano, ha confermato che il suo legale Raffaella Sonzogni è in attesa delle motivazioni di tale inammissibilità, per capire come muoversi successivamente.

Annullata la condanna di Roberto Pedretti (Lega): 32.732 gli euro a lui contestati durante l'inchiesta. «Non ho mai perso, in questi anni, la mia serenità interiore - ha raccontato in una lettera -, la mia coscienza mi ha permesso di camminare a testa alta, nonostante molti e molti momenti di sconforto. È finito un incubo che mi ha tolto molto, ma non mi ha tolto la dignità. È finita. Non auguro a nessuno questa zavorra, quest'onta che mi sono portato appresso».

Annullamento anche per Carlo Saffioti, all’epoca consigliere del Pdl e poi di Forza Italia: a lui era contestato un ammontare di 79 mila euro: «le avevo rimborsate e la Corte dei Conti aveva escluso il dolo, ma la Procura ha deciso diversamente». Ora, dopo dieci anni, il capitolo si è chiuso: nel frattempo Saffioti è tornato a fare il medico.

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