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Il film da vedere nel weekend L’isola dei cani, Wes Anderson

Il film da vedere nel weekend L’isola dei cani, Wes Anderson
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Regia: Wes Anderson.
Con: Bryan Cranston, Scarlett Johansson, Tilda Swinton, Greta Gerwig, Bill Murray.
Dove vederlo a Bergamo e provincia: qui.

 

Il cognome Anderson è sembra portare una certa fortuna ai registi: se qualche tempo fa si è giustamente parlato de Il filo nascosto (di Paul Thomas Anderson) come uno dei film già più importanti di quest’anno cinematografico, arriva in questi giorni in sala L’isola dei cani, ultima fatica di Wes Anderson. Anche in questo caso siamo di fronte a un regista che ha saputo dare una caratterizzazione forte al proprio cinema, rendendolo un vero e proprio marchio di fabbrica. I suoi film sono sempre caratterizzati da un fortissimo estro creativo e in essi si fonde una ricerca estetica che non prescinde mai da un’attenzione particolare ai personaggi e alle storie che si raccontano. Nella sua filmografia come non ricordare ad esempio Rushmore (1998), dove già coabitavano in maniera perfetta il dramma e la commedia? Fra le sue opere più recenti vale la pena di segnalare, per un rispolvero o un recupero necessario, l’ultimo Grand Budapest Hotel (2014), raffinatissimo nello stile e al contempo divertentissimo e tremendo.

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Berlino: L'isola dei cani 'politici' di Wes Anderson
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L’isola dei cani è ambientato in un Giappone futuristico (l’anno è il 2037) ma non per questo lontano dal nostro quotidiano. A Megasaki City, sorta di enorme metropoli labirintica e non priva di tratti inquietanti, è stato ordinato lo sgombero di tutti i cani, mandati al confino su una sorta di isola discarica a causa di un'influenza. Il nostro protagonista, il giovane Atari, non si rassegna all’idea di perdere il fido Spots e parte in un lungo viaggio per liberare lui e i membri della sua razza.

Da un punto di vista puramente tecnico questo lungometraggio è ambiziosissimo, perché porta lo stop-motion (una tipologia di animazione) al suo limite estremo e ne fa un vero e proprio elemento stilistico irrinunciabile. Narrativamente il film oscilla fra due spazi antitetici (Megasaki City e la discarica) che appaiono però accomunati da un elemento fondamentale: sono spazi pieni, ricolmi di vita (o di rifiuti). Anderson riesce non solo a dare forma ma anche a trasmetterci, attraverso le sue scelte stilistiche, l’immagine di un mondo vivo, che respira anche quando non lo stiamo guardando.

 

 

Tipicamente postmoderno nel suo rendere continuo omaggio a un’intera tradizione cinematografica (lo spettatore cinefilo riconoscerà elementi tipici di diversi registi giapponesi, evidentemente amati da Anderson) L’isola dei cani è un film che, dietro a una patina di semplicità, nasconde un profondo valore non solo cinematografico, ma anche “semplicemente” narrativo. L’edificante vicenda di Atari e Spots, pur nel contesto di un futuro assai riconoscibile, diventa una sorta di favola per adulti e bambini sul valore dei legami affettivi in un mondo che tende a relegarli al margine dell’esistenza (a gettarli nella discarica, appunto).

Come in diversi altri film del regista, anche in questo caso il vero spettacolo è offerto dall’inarrestabile flusso di creatività immaginifica offerto da Anderson, che fa di questi cani animati dei veri e propri personaggi, individui definiti e con i quali è facilissimo entrare in sintonia. Anche nel contesto del percorso creativo del regista siamo qui di fronte a un deciso passo avanti: non un rivolgimento delle tecniche e degli stili già sperimentati, ma un loro affinamento grazie a una scelta tecnica (l’animazione) che ne fa emergere potenzialità ulteriori.

Nel complesso un film assolutamente consigliato, che senza dubbio affascinerà il pubblico e farà parlare a lungo di sé sia per il suo valore estetico che per la sua qualità di storia perfettamente scritta ed ancor meglio narrata.

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