Imprevisto

Slitta il concerto del Quartetto Orobico di Gianluigi Trovesi al Druso

Il concerto di martedì 19 ottobre è stato spostato all'8 febbraio

Slitta il concerto del Quartetto Orobico di Gianluigi Trovesi al Druso
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Di Fabio Santini

«Quella di martedì 19 ottobre al Druso sarà una data da un’emozione in più, forte, di quelle che ti solcano le strade del cuore. E della memoria. L’emozione di tornare ad abbracciare il batterista Vittorio Marinoni, un amico che torna nel gruppo, dopo anni d’assenza, con la sua proverbiale energia, l’eleganza, il groove quasi poetico da grande musicista qual è». Così diceva Gianluigi Trovesi da Nembro, in attesa di portare il suo Quartetto orobico al Druso di Ranica, nel tempio bergamasco del rock e del blues perché a lui, sassofonista e clarinettista di fama internazionale sta stretta qualsiasi categorizzazione di genere, di cristallizzazione musicale. Il suo jazz è pari al suo genio: imprevedibile e aperto a riferimenti e contaminazioni con qualsiasi bacino geomusicale.

Concerto rinviato

Invece il concerto è stato rinviato a giovedì 8 febbraio 2024. Sarà un’occasione speciale, a questo punto, per festeggiare l’80esimo compleanno del grande maestro bergamasco. I biglietti emessi restano validi per la nuova data ma chi lo volesse può richiederne il rimborso secondo le modalità previste da mailticket.it.

La storia del quartetto

«Quando ho costituito il Quartetto - continua Trovesi – ho obbedito al desiderio di realizzare un progetto di combo genuinamente jazzistico, con l’obbiettivo di tuffarmi nelle acque del Mar Mediterraneo. Anni fa, ho pubblicato il disco “Mediterraneamente”: con me, tra gli altri, il bassista Marco Esposito, il chitarrista Paolo Manzolini e appunto Marinoni alla batteria. Con questi straordinari musicisti daremo vita a un concerto che ripesca brani come “Gargantella”, che ha un incedere da ballo popolare di gruppo dal ritmo mosso e coinvolgente. E poi un brano che riecheggia la tarantella del Gargano, un altro intitolato “Cadenze orfiche” con il riferimento a modo mio agli argonauti, alla civiltà greca che ha un tema arioso, danzante quasi ossessivamente ripetuto e sostenuto dal battito vigoroso della batteria nel finale, i miei immancabili materiali mediati dalla tradizione napoletana che hanno la genesi immaginaria nella tarantella del Seicento».

L'unicità di Trovesi

E pensiamo non mancheranno gli omaggi ai classici che nelle riproposizioni di Trovesi diventano schizzi di figure picassiane, affascinanti, perché senza un’apparente grammatica espositiva. La sua musica è sincopata come il suo modo di parlare. Gianluigi Trovesi da Nembro è fatto così. La mattina verso le nove lo vedi avanzare, il passo cadenzato, esaltato dalla figura alta, la barba incolta, dolcevita, giacca, pantalone e scarpe nere, come il cappello a larghe falde, calato fin quasi sugli occhi difesi da occhiali grandi come uno schermo televisivo: un total black classico indossato da un uomo che fa della continua trasformazione la cifra stilistica della sua arte. Lì al bar Centrale, in Piazza della Libertà, di fronte alla chiesa, lo attende il suo amico di sempre Gianni Bergamelli, pittore, pianista, che tenne a battesimo il piccolo Gianluigi quando a soli 4 anni suonava la batteria stando in piedi. I due tra un caffè e un’acqua minerale parlano di progetti, di nuovi concerti, di nuove idee. L’agenda è piena di impegni. L’antidoto contro la noia e l’incedere del tempo.

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