Restauro

A Moio de' Calvi torna all'antico splendore "La casa del Rif"

Un intervento di restauro particolarmente accurato, destinato a rinverdire la storia di un edificio che da secoli domina l’abitato

A Moio de' Calvi torna all'antico splendore "La casa del Rif"
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Un intervento di restauro particolarmente accurato, destinato a rinverdire la storia di un edificio che da secoli domina l’abitato di Moio de’ Calvi. Sono stati completati nelle ultime settimane in Alta Val Brembana i lavori di risanamento conservativo delle facciate della “casa del Rif”, posta a presidio dell’omonima strada selciata di collegamento che unisce le contrade Curto e Costa. Gli attuali proprietari (Emilio Calvi e la cugina Irma Balestra con le figlie Flavia ed Emanuela Scarpellini) hanno affidato al progettista e coordinatore dei lavori Alessandro Calvetti di Piazzatorre il recupero delle parti esterne, affidato all’impresa specializzata Gian Luca Cantamesse di Grone.

La casa del Rif risale con tutta probabilità al 1687, come conferma un’incisione tuttora visibile nella pietra posta al di sopra della porta di ingresso. Nei secoli ha sostanzialmente mantenuto la propria struttura, ora arricchita dagli affreschi e dai trompe-l'oeil che completano anche le facciate laterali. L’intervento ha visto collocata la scritta “Rif” a lato della porta d’ingresso ed una meridiana sul lato opposto dell’edificio. "Il ritorno della scritta Rif - sottolinea Irma Balestra - accompagna la soddisfazione per aver finalmente coronato il sogno di riportare la casa all'antico splendore".

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Lungo la strada selciata sono transitate e transitano generazioni di moiesi e sino al 1966 questa era di fatto la strada principale per accedere alla parte alta del paese, quando la provinciale arrivava al sottostante municipio (inaugurato nel 1960), a sua volta realizzato dopo la ritrovata autonomia del Comune di Moio nel 1956.

Alla casa del Rif si arrivava (e si arriva) soltanto a piedi. Da qui nel 1869 partì, insieme al padre Raffele, il giovanissimo Pietro Balestra, appena undicenne. Fu dapprima boscaiolo emigrante in Alta Savoia (Francia) e poi a New York negli Stati Uniti, dove arrivò nel 1874. Si stabilì nel Missouri ed arrivò ad ottenere nel 1889 (fatto non comune all’epoca) la cittadinanza americana nella contea di Jasper. Lavorò anche a Pittsburg nel Kansas e a Clarksbourg in West Virginia, con ruoli di crescente responsabilità. Pietro Balestra fece ritorno a Moio per la prima volta nel 1890, e vi rimase tre anni durante i quali si sposò con Cristina Calvi. Dal matrimonio nacquero negli anni successivi tre figli: Raffaele (padre di Irma e sindaco a Moio dal 1920 al 1925), Maddalena (madre di Emilio) e Mansueto “Nino”, poi trasferitosi a Valnegra, dove tuttora vive il figlio Duilio, attento cultore della storia di famiglia. Il Rif in epoca recente è finito anche sulla copertina del libro “Il mio mondo”, scritto nel 2008 da Orsola Calvi (figlia di Maddalena e sorella di Emilio) con dettagliati racconti della vita di un tempo. Nell’ambito dell’attuale intervento di ristrutturazione è stata restaurata anche la piccola edicola votiva che si trova nel terreno antistante l’edificio. Dal 2008 vi è raffigurata la Madonna del Golico, per volere di Emilio Calvi, alpino da tempo segretario a San Pellegrino Terme e già capogruppo a Moio. Il dipinto originale si trova a Ponte San Pietro ed ha una storia particolare. Il quadro fu commissionato, nel dicembre del 1942, dal capitano Alberto Villa (nato a Ponte San Pietro nel 1909 e alpino della «Julia») all’amico pittore Vanni Rossi. Il dipinto voleva essere un regalo per il colonnello Ezio Leonarduzzi, comandante del «Battaglione Tolmezzo» della divisione «Julia», come ricordo da parte dei suoi soldati, ma la “Madonna del Golico” non arrivò mai nelle mani del destinatario. Dopo il rientro dal fronte russo, infatti, il colonnello morì e il capitano Villa decise di donare il quadro agli Alpini di Ponte San Pietro che a loro volta lo donarono al Comune. Ora il dipinto è stato realizzato ex novo dal pittore Michelangelo Monzio Compagnoni.

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