Buon compleanno!

Dea, 110 anni di un'eccellenza

Dea, 110 anni di un'eccellenza
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Dicono: quando arriva un compleanno, le notizie sono due. La brutta notizia è che il tempo vola; la buona notizia è che tu ne sei il pilota. L’aforisma si attaglia perfettamente all’Atalanta Bergamasca Calcio nel giorno dei suoi dieci anni e un secolo. Perché, se alla fine non sono gli anni della vita che contano ma la vita che c’è stata in questi anni, mai come oggi, 17 ottobre 2017, la Dea può affermare: la vita è bella. E solo i suoi incredibili tifosi hanno il diritto di farle l’eco. Il 27 febbraio scorso, commentando la storica vittoria sul Napoli al San Paolo e quando ancora erano lontani il terzo posto e il ritorno in Europa dopo ventisei anni, BergamoPost titolò felicemente: «Il migliore anno della nostra vita».

 

 

Se è lecito affermare che BergamoPost abbia portato fortuna con largo anticipo, è doveroso rimarcare come non di sola fortuna si debba parlare facendo gli auguri a questa società, un'autentica eccellenza italiana che onora Bergamo e i bergamaschi, nel nostro Paese e nel mondo. Piaccia o non piaccia agli snob che storsero il naso quando sulle Mura vennero srotolate le maxi maglie dei nerazzurri più amati e sul Sentierone si celebrava la settimana nerazzurra o ai burosauri della Casta che non vollero intitolare lo stadio ad Achille e a Cesare Bortolotti, essendo il calcio la più formidabile cassa di risonanza mediatica esistente l’Atalanta è diventata una splendida testimonial della sua città e della sua gente.

Da sette anni e quattro mesi, i Percassi governano il club coniugando risultati sportivi senza precedenti a una gestione che suscita l’ammirazione e anche l’invidia di chi ignora che cosa siano l’oculatezza delle scelte di bilancio; gli investimenti di quasi quaranta milioni di euro su Zingonia e il settore giovanile, un Eldorado scoperto e valorizzato non per caso o per una congiunzione astrale, ma frutto della programmazione e del lavoro di tecnici e osservatori di prim’ordine; l’operazione stadio, che ha portato l’Atalanta a diventare la prima società italiana a comprare l’impianto dal Comune dove gioca la squadra e, quando la ristrutturazione sarà completata, Bergamo avrà una nuova meraviglia.

 

 

E ancora: le strategie vincenti del marketing e della commercializzazione del marchio; l’importanza primaria annessa alla comunicazione al tempo dei social; il filo diretto con la tifoseria, ricambiato da una passione che il ritorno in Europa ha spinto alle stelle; la convinzione, nettamente percepita anche all’esterno, che la macchina del club funzioni perché ognuno sa ciò che deve fare e la fa bene. E poi le iniziative solidali culminate con gli atti generosi verso Amatrice; la presenza in prima fila nelle occasioni in cui aiutare il prossimo; il sostegno alla Passione di Yara; i capolavori Gasperini 2020, cioè 2021, e Gomez 2022. Quasi a dire a chi, oltre alle bandiere, in alcuni casi si è venduto pure i pennoni: «Noi andiamo controcorrente. Chi la maglia l’ha sudata sempre, qui sta». Bellini, Raimondi e Migliaccio, entrati a a vario titolo nei ranghi del club dopo avere chiuso la carriera sul campo, rappresentano quella certa idea del calcio che i tifosi amano e l’Atalanta ama: il calcio della passione e della dedizione, del lavoro e del sacrificio, del rispetto dei tifosi. Soprattutto della Curva Nord, più forti di tutto, primo, inarrivabile patrimonio di questa Ultracentenaria che non finisce mai di irretirli, mentre loro non finiscono mai di amarla. E allora, comunque vada questo anno dei 110 sarà un successo. Lo diciamo dodici mesi prima dei 111. Se BergamoPost porta bene, questa Atalanta merita tutto il bene che le vogliamo.

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