Ricostruire sulle macerie

Città Alta, i ristoratori hanno resistito «a caro prezzo». E ora tornano gli stranieri

Prenotazioni di spagnoli e inglesi. Alberghi e B&B hanno resistito grazie al turismo local. E per i turisti ora c'è pure il servizio baby sitter

Città Alta, i ristoratori hanno resistito «a caro prezzo». E ora tornano gli stranieri
Pubblicato:
Aggiornato:

di Paolo Aresi

Forse la guerra è finita, forse possiamo cominciare a rimuovere le macerie morali ed economiche di questo anno di epidemia, di incertezza, di pensieri oscuri. Forse si può cominciare a pensare al futuro anche nel campo turistico, anche a Bergamo, in Città Alta e nelle altre località che, negli ultimi anni, avevano scoperto una vocazione tardiva verso l’ospitalità. Dopo il 2015 tra aeroporto, terme di San Pellegrino, Città Alta, alberghi, bed & breakfast e case vacanza, il turismo a Bergamo cominciava a rappresentare una voce importante dell’economia. Al punto che avevamo già individuato un nuovo problema: il rischio che Città Alta si trasformasse in un villaggio turistico, a causa del gran numero di case vacanza. Addirittura c’era chi prendeva in affitto un appartamento per poi rimetterlo sul mercato come bed & breakfast. Che cosa resta di tutta questa attività dopo un anno di Covid?

Oggi Città Alta sembra quella del 1999. Bellissima. Qualche raro turista, la gente che ci abita in giro a fare due spese, un grande senso di quiete, le pietre antiche che sono libere di bisbigliare tra loro. Dice Robi Amaddeo che tutto questo è bellissimo, e che ci riporta indietro di trent’anni, sì, ma che Bergamo è cambiata, il mondo è cambiato, e che non si può semplicemente spostare indietro i fogli del calendario. «Il problema è il lavoro, il tipo di sviluppo che stiamo vivendo. Bellissima la Città Alta poco frequentata, ma il lavoro è un bisogno, una necessità per tutti. Abbiamo superato questo periodo così difficile dando fondo alle nostre riserve. Siamo rimasti in piedi, ma a caro prezzo e adesso speriamo che davvero sia la volta buona, che davvero si possa ricominciare».

Robi Amaddeo porta avanti il celebre ristorante pizzeria Da Mimmo, capofila di un gruppetto che comprende anche la gastronomia Da Mimì e Medì (l’osteria del pesce, nata in tempo di Covid) sempre in Città Alta e il ristorante del Golf dei Colli a Longuelo.

Continua: «Noi abbiamo scelto di non chiudere, ma di proporre il servizio a domicilio, che abbiamo gestito in modo diretto. Dal punto di vista economico direi che il “delivery” ha rappresentato circa il quindici per cento del lavoro normale. Ma è servito per mantenere una certa clientela, per creare un rapporto ancora più solido, di fiducia. È una delle cose buone del Covid, una prassi nuova che resterà. Però non possiamo stare in piedi soltanto con la consegna a domicilio. Sì, è il caso di dire che siamo passati dalle stelle del 2019 alle stalle del 2020 e 2021. Adesso la speranza di ripartire è concreta. Speriamo».

Robi Amaddeo spiega che il fatturato del 2020 per la sua attività è stato circa la metà del 2019 e che quest’anno si spera di fare meglio del 2020. «Gli aiuti del governo sono stati importanti, certamente, ma sono serviti a pagare le tasse. È già qualcosa. Però in Italia non ci rendiamo ancora conto dell’importanza della cucina, della ristorazione. Ho sentito le parole del presidente Macron, di come i francesi considerano la cucina parte importantissima della loro cultura. E hanno ragione, il cibo, il convivio sono fondamentali per la nostra civiltà, ci identificano. Dobbiamo diventarne consapevoli».

Continua a leggere su PrimaBergamo in edicola fino al 27 maggio, oppure in versione digitale QUI

Seguici sui nostri canali