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Grazie a quelli che, nonostante tutto, hanno acceso il Natale con le loro stupende luci

È stato, senza dubbio, un periodo festivo diverso, ma per fortuna ci hanno fatto compagnia gli addobbi. Dalla poesia dei gomitoli sulle strade alle piccole luminarie dei balconi

Grazie a quelli che, nonostante tutto, hanno acceso il Natale con le loro stupende luci
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Meno male che c’erano le luci, meno male che in centro svettava un grande albero di Natale e meno male che accanto, dall’altra parte di viale Roma, ci fosse ancora la tradizionale capanna che, dai primi anni Cinquanta, L’Eco di Bergamo regala alla città. Ma soprattutto le luci, in un Natale definito “diverso”.

Un “Natale diverso” è diventato il tormentone di questi giorni, lo stereotipo. Diverso, per non dire che è stato un Natale di certo meno gioioso, meno spensierato. Chi vede il bicchiere mezzo pieno ha suggerito di approfittare di questa occasione, per riavvicinarsi all’essenza di questo giorno, per rendersi conto che la speranza nasce comunque, al di là dei lustrini e delle riunioni fra parenti e dei pranzi pantagruelici e dei riti del consumismo. Ed è certamente vero. Però è pure vero che le riunioni familiari, che i regali, che il buon cibo portano un senso di gioia, a patto di non esagerare (il troppo stroppia).

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Quindi è innegabile che quest’anno un senso di malinconia fosse in agguato quando si vedevano le strade quasi deserte, i bar e i ristoranti chiusi... Perché è comunque la vita che ci ispira la gioia, la vita che scorre, che cammina, che entra nei negozi, che si ferma nei bar per un caffè, che entra nelle pasticcerie e compra il panettone, che va al Patronato San Vincenzo per lasciare un’offerta per chi è in difficoltà... Le strade vuote, in una città, non danno gioia, non ispirano speranza.

Ma c’erano le luci. C’erano queste luci volute ancora dai nostri commercianti, questi gomitoli di piccole lampadine che sono tra le luminarie più belle d’Italia, sicuramente le più delicate e suggestive che si siano viste a Bergamo nell’ultimo mezzo secolo, ovvero da sempre. E le luci con la loro delicatezza erano un po’ come un sussurro, sono state simbolo anch’esse di quella speranza che comunque non se ne va, e non c’è Covid-19 che tenga. Le luci sussurravano che la vita va avanti, non si spegne, e che dopo questo periodo risorgerà, più luminosa che mai.

Grazie ai commercianti per le luci. E grazie a quei privati che hanno acceso le luminarie anche ai balconi e a quel tipo che in via Tremana tutte le sere metteva una candela accesa sul davanzale. E a quelle famiglie che, nella notte di Capodanno, hanno acceso i fuochi d’artificio. Perché ce ne sono stati diversi e ci hanno sorpresi, non ce l’aspettavamo. Proprio per questo, vederli brillare nella notte, sopra i tetti è stata un’emozione particolare; luci di un attimo, che salgono in mille scintille nel cielo, lo illuminano, sfidano il buio e per un momento vanno a fare compagnia alle stelle. Anche loro hanno detto: nonostante tutto, è Capodanno, si va avanti, la luce non è spenta.

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