Le apparizioni del 1944

«Le Ghiaie sono importanti tanto quanto Fatima e Lourdes»

«Le Ghiaie sono importanti tanto quanto Fatima e Lourdes»
Pubblicato:
Aggiornato:

Sabato 27 ottobre, alle 15.30, al Teatro delle Grazie in viale Papa Giovanni 13, Lucia Amour, medico torinese, presenterà il suo nuovo libro Una vita nel silenzio - Adelaide Roncalli insieme all’arcivescovo emerito di Siena, monsignor Gaetano Bonicelli, e a monsignor Giorgio Colombo. L’incontro, moderato dal parroco delle Grazie monsignor Valentino Ottolini, è promosso dal Centro Culturale delle Grazie e dall’Associazione Regina della Famiglia. È forse la prima volta che una parrocchia della città prende un’iniziativa di questo genere intorno ai “fatti delle Ghiaie di Bonate Sotto” sui quali per anni la Chiesa di Bergamo ha preferito il silenzio, dopo che una commissione nominata dal vescovo dell’epoca aveva dichiarato il “non consta” delle apparizioni. Al centro dell’incontro non vi sarà tuttavia la discussione sulla veridicità di quanto avvenne in quei giorni del maggio 1944, ma la vita di Adelaide Roncalli, la veggente. Una piccola grande donna vissuta per 77 anni nel nascondimento, che ha fatto della bontà, dell’obbedienza, del rispetto verso tutti e di un’incessante preghiera il suo stile di vita. Proprio come le aveva chiesto, da bambina, quella «bellissima Signora».

 

 

«Io penso che la prova più concreta della realtà delle apparizioni delle Ghiaie di Bonate si rintracci nella vita di Adelaide. Avrebbe potuto approfittare del suo ruolo di veggente, in tanti modi. Poteva arricchirsi con facilità. Invece ha vissuto un’esistenza nascosta, di un’obbedienza totale alla Chiesa. Ma nemmeno ha rinnegato quello che aveva vissuto, anzi, lo ha dichiarato anche con atto notarile, nel 1989». Lucia Amour è un medico di Torino: oggi - sabato 27 - presenta nel teatro Alle Grazie in città il libro che ha scritto sulla figura di Adelaide Roncalli, la bambina che nel maggio del 1944 vide qualche cosa di insolito e di straordinario nel campo vicino alla sua cascina, al Torchio delle Ghiaie di Bonate. La vicenda è conosciuta. Adelaide aveva sette anni, con alcune compagne di giochi andò nel campo per raccogliere fiori. Glielo aveva chiesto la mamma, i fiori li avrebbe messi davanti a un’immagine della Madonna che aveva appeso sulle scale che salivano nelle camere da letto. Improvvisamente la sorellina Palmina tornò da mamma Annetta gridando: «La Adelaide l’è morta... la Adelaide l’è morta... ’mpé». Gridava che Adelaide era morta... in piedi. La mamma rispose: «Te stüpida se l’è morta, sta mìa 'mpé». Adelaide stava già tornando verso casa: era rimasta ferma, “moréla”, come in trance davanti al sambuco per alcuni minuti. Poi dichiarò candidamente di avere visto una bellissima Signora, che le aveva parlato, in dialetto bergamasco, con Gesù Bambino in braccio e alla sua sinistra san Giuseppe. Le apparizioni si ripeterono dal 13 al 21 maggio e poi dal 28 al 31 maggio. Alle ultime, alla fine di quel maggio di guerra, parteciparono decine di migliaia di persone. La Chiesa non riconobbe mai la soprannaturalità di quel fenomeno, ma con molti dubbi.

Perché ha deciso di scrivere un libro su Adelaide Roncalli?
«Io non sapevo niente delle Ghiaie. Ma nel 2000 conobbi le suore delle Poverelle del Beato Palazzolo, in occasione di un’adozione internazionale. Venni a Bergamo, le suore mi colpirono per la loro semplicità e disponibilità. Una di loro, suor Roberta, era stata in Congo nel maggio del 1995, nel periodo di Ebola lei era là, era infermiera a Kikwit per aiutare le consorelle, lei si era salvata. Una donna di particolare umanità. Fu proprio lei che un giorno mi portò alle Ghiaie e mi raccontò la vicenda. Rimasi molto colpita da quella storia e dal comportamento di Adelaide. Cominciai a informarmi. Mi impressionò il fatto che Adelaide avesse trascorso la sua vita comportandosi esattamente come la donna dell’apparizione le aveva chiesto».

E cioè?
«Nelle prime due apparizioni, la Bella Signora si rivolse alla bambina dicendole semplicemente di essere buona e obbediente nella vita, rispettosa con il prossimo, sincera. E le chiese di pregare bene. E la sua vita è andata proprio così. Adelaide soffrì molto per la sua vicenda, avrebbe voluto andare suora ed entrò in convento dalle Sacramentine, ma poi ne venne allontanata. Le apparizioni non furono riconosciute... ma lei continuò la sua vita, divenne infermiera, si sposò, mise al mondo due figlie. Evitando sempre ogni clamore, con grande fede, sempre pregando. Sempre obbediente alla Chiesa, sempre nel nascondimento».

Lei nel libro racconta soprattutto la vita di Adelaide, la sua spiritualità.
«Sì, ho puntato soprattutto su questo, a partire dalle apparizioni. Io credo che i fatti di Bonate siano di un’importanza particolare per la Chiesa, che i messaggi mariani abbiano una rilevanza ancora tutta da scoprire. La sincerità di Adelaide era assoluta, semplice, innocente. Da bambina. Per esempio, al secondo giorno ci fu la seconda apparizione, quando ancora non vi era nessun clamore intorno alle apparizioni. Lei andò all’appuntamento con la Signora e poi tornò a casa, ma incontrò un compagno, un “buon ragazzo” come lo chiamò lei, di quattordici anni, Candido Maffeis, che le chiese di tornare dalla Madonna perché voleva sapere se sarebbe riuscito a farsi sacerdote, come era suo sogno. Allora la bambina tornò indietro, tornarono al sambuco. Lei non aveva il rosario, ma lui sì: iniziarono a pregare insieme, tenendo la corona. E la signora riapparve ad Adelaide, e rispose alla domanda di Candido, disse che sì, sarebbe diventato prete secondo il Suo Sacro Cuore, finita la guerra. E così è stato, in effetti: divenne sacerdote Clarettiano. C’è una semplicità straordinaria in tutto questo».

Ma Adelaide non si ribellò mai alla Chiesa.
«Mai. Continuò a essere obbediente. Suo padre spirituale fu frate Bonaventura Raschi, che la seguì per anni e poi scrisse il libro Questa è Bonate. Io lo lessi e rimasi impressionata dalla semplicità e dal senso di verità che emerge da quelle pagine. Mi sono fatta l’idea che le apparizioni di Bonate siano...

 

Per leggere l’articolo completo rimandiamo a pagina 5 di BergamoPost cartaceo, in edicola fino a giovedì 31 ottobre. In versione digitale, qui.

Seguici sui nostri canali